Gratteri: “Fu Napolitano a non volermi al ministero della Giustizia”

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Bisogna riavvolgere il nastro fino al febbraio 2014, quando Matteo Renzi stava per insediarsi a Palazzo Chigi. Forse qualcuno ricorderà l’incontro-fiume con Giorgio Napolitano in cui si discusse la lista dei ministri, l’incontro del tweet “arrivo, arrivo!”. Un incontro del quale si disse che le lungaggini furono dovute al braccio di ferro sul ministero della Giustizia: Renzi voleva Nicola Gratteri, l’allora capo dello Stato invece non voleva un magistrato al dicastero. E la spuntò. E ora a confermare la versione dei fatti è il diretto interessato, Gratteri, che parla a PresaDiretta di Riccardo Iacona.

Ero nell’elenco dei sedici ministri e ho accettato perché mi era stato garantito di avere carta bianca nel fare le riforme che servivano a far funzionare il processo penale, quelle riforme che servivano a non rendere conveniente delinquere“, afferma Gratteri. Peccato però che alla fine il Guardasigilli sarebbe diventato Andrea Orlando. Perché? Perché come sempre nella sua carriera quirinalizia Napolitano ci ha messo il becco.

“Mi è stato detto che fu Napolitano a non volere la mia nomina – continua -. Non capisco perché un magistrato non possa fare il ministero della Giustizia. La verità è che sostanzialmente io sono troppo indipendente, non sono collocabile in nessuna corrente”. E ancora: “Al potere non interessa se tu sei di destra o di sinistra o di centro, il potere vero vuole che ci sia sempre qualcuno sopra di te che garantisca per te“. Parole durissime. Parole rivolte senza troppe ambiguità a quel Napolitano che, destra o sinistra che ci fosse al governo, ha sempre manovrato come una sorta di monarca assoluto.

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