Pakistan: Asia Bibi rischia ancora la morte

 

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“Ho paura che la vita di Asia Bibi sia in pericolo e che possa essere uccisa in carcere e la sua morte venga mascherata come morte naturale” è il grido d’allarme di Wilson Chowdhry, direttore dell’associazione Britannica dei Cristiani Pakistani.

Ormai il caso di Asia Bibi è diventato un problema politico per il Pakistan e molti attivisti per i diritti umani e per la libertà religiosa, non escludono scenari inquietanti.

Asia Bibi è la donna pakistana di religione cristiana, condannata a morte per blasfemia per essere stata accusata di aver insultato Maometto mentre litigava con altre donne mussulmane. Secondo la legge anti-blasfemia pakistana, tutte le persone colpevoli di insultare il Corano o il profeta Maometto sono punibili, nei casi più gravi anche con la pena di morte.

Lo scorso 13 ottobre, la Corte Suprema del Pakistan ha rinviato il giudizio finale sulla ragazza perché uno dei tre giudici, ha rinunciato al caso. Sembra che nessuno voglia assumersi le difese della donna per paura di ritorsioni degli estremisti islamici come accadde già in due noti casi: Salmaan Taseer, ex governatore del Punjab e Shahbaz Bhatti, politico cristiano ed ex Ministro per le minoranze, entrambi uccisi nel 2011 per la sola colpa di aver difeso Asia Bibi e criticato apertamente la legge anti blasfemia.

“La libertà di religione e di credo in Pakistan è una delle mie priorità,” ha affermato l’inviato speciale dell’Unione Europea per la libertà religiosa Jan Figel, rispondendo in una lettera alla petizione “Liberiamo Asia Bibi” promossa da Luci sull’Est – Osservatorio sulla Cristianofobia che ha raccolto più di 6000 firmatari.

Nella lettera all’associazione italiana, Jan Figel anticipa la notizia di una sua prossima visita in Pakistan per discutere con le autorità pakistane su come garantire la libertà di culto per le minoranze religiose e ricorda come il caso di Asia Bibi sia già stato sollevato da lui stesso negli incontri con la deputata pakistana Asiya Nasir e con il vescovo di Islamabad Anthony Rufin.

In occasione della giornata mondiale della libertà religiosa (27 ottobre), il politico europeo ha anche fortemente criticato, non solo le leggi anti-blasfemia, ma anche le leggi anti-conversione come strumento per la repressione religiosa in quanto “utilizzate da regimi totalitari per eliminare qualsiasi manifestazione religiosa e ridurre le libertà di pensiero e di opinione al minimo.” “Molti dittatori del XX secolo, come Hitler, Stalin, Mao Zedong e Pol Pot orgogliosamente soppressero la libertà religiosa e di credo,” continua Jan Figel. “La promozione della libertà religiosa e di culto è lo strumento principale per combattere l’estremismo, il terrorismo e il fondamentalismo religioso” conclude.

Anche l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini, rispondendo ad un’interrogazione del Vice Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che chiedeva delucidazioni sulla posizione europea sul caso Asia Bibi, ha segnalato come “abbia già chiesto l’annullamento del verdetto”. “L’UE continuerà ad adoperarsi affinché Asia Bibi venga rilasciata e si avvarrà di tutte le opportunità disponibili per sollevare il suo caso e altri casi connessi alla legge pakistana sulla blasfemia” – promette la Mogherini.

Purtroppo, una delle poche soluzioni che rimangono, è la grazia che il Presidente pakistano Mamnoon Hussain può ancora concedere. Una possibilità remota poiché nel periodo 2011-2016, il Presidente ha respinto tutte le richieste di grazia di prigionieri condannati. Ed è proprio in quest’ottica che le organizzazioni internazionali, inclusa l’Unione europea, deve far sentire la propria voce. Una presa di posizione immediate e risoluta e non tardiva e molle come troppo spesso la UE ci ha abituato in politica estera.

Marco Gombacci  – –  OCCHI DELLA GUERRA. it

 

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