Strage Ustica: Ciancarella aveva ragione. E la firma di Pertini era falsa

 

DC-9 ITAVIA USTICA

di Aldo Grandi

E’ stato bravo, questa mattina, Mario Ciancarella, durante la rievocazione del suo calvario andato avanti 33 anni da quando, cioè, l’Aeronautica Militare, falsificando vergognosamente e approssimativamente una firma, lo aveva radiato dai suoi ranghi nonostante si trattasse di un capitano dell’Arma azzurra. E questa firma, è bene dirlo, non era quella di un aviere qualunque, ma del presidente della Repubblica Italiana, all’epoca Sandro Pertini che, ovviamente, niente sapeva e niente avrebbe potuto immaginare. Adesso il tribunale di Firenze ha riconosciuto come aprocrifa quella firma e ha completamente riabilitato l’ufficiale Mario Ciancarella. C’è da chiedersi se si arriva con tanta facilità a falsificare la firma della più alta carica dello Stato, allora cosa ci vuole a truccare dati, schede, rapporti, far scomparire tracciati radar, intimorire testimoni e, in sostanza, mettere a segno la più grande porcata della storia repubblicana dal nome ormai tristemente famoso: Ustica?

E’ stato bravo, dicevamo, Ciancarella, e anche generoso, nel rievocare la sua sofferenza. Ha ringraziato, per essergli stato vicino, i familiari, gli amici, ma ha accuratamente evitato di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Forse, perché il tempo aiuta a dimenticare e fa ricordare solo ciò che è più dolce rammentare.

Avrebbe potuto, Mario Ciancarella, parlare e dire di quegli anni, i primi anni Novanta – in cui il capitano dell’Arma azzurra che viveva grazie all’aiuto che la diocesi gli diede consegnandogli la libreria di piazza San Giusto e, poi, più tardi, ancora l’amicizia di Aldo Zanchetta, il conforto di Luciano Luciani – in cui i giornalisti, compreso il sottoscritto, guardavano con qualche perplessità alla satiriasi di attivismo di questo ex ufficiale radiato che pretendeva di rivelare la sua verità sulla tragedia dell’aereo precipitato nel Mediterraneo quel disgraziatissimo 27 giugno 1980.

Rammenta bene chi scrive con quale sufficienza, in parte, forse, anche comprensibile, venivano accolte le esternazioni di Ciancarella il quale aveva una sua teoria sulla strage dettata anche dall’amicizia e la frequentazione con alcuni di coloro che, bene o male, più male, per loro, che bene, con questa storia si sono imbattutti. Per carità, sapevamo tutti, l’autore di queste righe ci si era fissato, che nei cieli di Ustica era stata commessa una vera e propria mistificazione di dimensioni colossali, ma le teorie e le ipotesi di Ciancarella apparivano e appaiono, in parte ancora oggi, al sottoscritto, errate o, comunque, viziate da una ricostruzione che all’epoca sembrava esagerata e ispirata ad una dietrologia fuori dalla storia ancor più che fuori luogo.

Al di là di tutto ciò, arrivavano anche da altri colleghi telefonate con cui si chiedevano informazioni su questo ufficiale e la domanda che molti si ponevano era se si trattasse di un mitomane o di un millantatore. O di entrambe le cose assieme. Ad essere sincero chi scrive non è mai arrivato a tanto anche perché, con Ciancarella, aveva allacciato un rapporto a causa dei suoi libri che si sarebbe trascinato tra alti e bassi fino ai giorni d’oggi. Sembrava anche piuttosto fantasiosa la pretesa che il provvedimento di radiazione fosse affetto da un vizio di forma, addirittura la firma falsificata del presidente Pertini. Oggi, a distanza di oltre 30 anni abbiamo capito che avevamo sbagliato. Ciancarella, forse, non aveva la chiave di interpretazione giusta della strage di Ustica, ma sul fatto che ai suoi danni sia stata giocata la partita più sporca che mente umana possa concepire, ebbene, su questo non ci sono dubbi e chiunque ne abbia dubitato nei decenni, dovrebbe oggi avere il coraggio di ammetterlo e recarsi in viale Regina Margherita a stringergli la mano.

Di sicuro Ciancarella non ha mai creduto alle versioni di comodo che i vertici del ministero della Difesa o i comandi di Palazzo dell’Aereonautica hanno sfonato a getto continuo in tutti quegli anni e nei successivi. E di questo gliene va dato atto e forse anche per questo oltreché per quella sua maledetta propaganda politicizzata tra gli ufficiali che non andava giù ai superiori, venne cacciato e, soprattutto, isolato quasi a volerlo far passare per pazzo e per un bugiardo distruggendolo nella testa oltreché nel corpo e nell’anima. Mario Ciancarella non ha mai mollato. Mario Ciancarella ha saputo, complici l’affetto e l’amore dei suoi figli e della sua famiglia, guardare avanti anche se nessuno gli potrà mai restituire il male che gli hanno fatto.

Questa mattina, per Ciancarella, è stato un grande giorno, il giorno delle rivincite. Dopo 33 anni la verità, faticosamente, si è fatta strada e ha trovato uno sbocco. Adesso Ciancarella è di nuovo un ufficiale a tutti gli effetti, persino migliore dei suoi ex colleghi.

E’ stato bravo Mario, questa mattina, a non ricordarci i nostri peccati di gioventù, per carità senza dubbio veniali tantomeno venali. Ha fatto quello che, in fondo, richiedeva il momento. Certo, non è che avessimo commesso chissà quale mancanza: bene o male, a volte meglio a volte peggio e, progressivamente, diradandone le uscite, avevamo dato sempre voce a quell’ufficiale che sparava comunicati e dichiarazioni una dietro l’altra a raffica. Ma quanti, tra noi giornalisti, erano veramente convinti che Mario Ciancarella avesse ragione? Di certo non ci avremmo scommesso su.

Per questo, adesso, è giusto dare ampio risalto a questa vittoria della giustizia. Ustica, in realtà, è sullo sfondo di questa storia mentre la firma apocrifa di un presidente della Repubblica è realtà effettiva e bruciante. Avevano distrutto un uomo senza nemmeno porsi la domanda di che cosa avrebbero provato quelli che lo amavano e lui stesso. Soltanto per questo, questi traditori, loro sì, meriterebbero, se ancora in vita, di essere e nemmeno metaforicamente, messi in prigione e buttata via la chiave.

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