“Notizie false”, rinviati a giudizio due giornalisti de “L’Espresso”

 

Quella intercettazione non esiste. E, soprattutto, quella conversazione fra il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e il suo medico, Matteo Tutino, nella quale l’ allora assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, viene considerata un «soggetto da eliminare», non sarebbe mai avvenuta. Nei documenti della Procura di Palermo, che ha riascoltato tutte le intercettazioni connesse al caso, non c’ è traccia di tutto ciò.

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Enrico Paoli per “Libero Quotidiano

Per questa ragione i due cronisti del settimanale L’ Espresso, Piero Messina e Maurizio Zoppi, sono stati rinviati a giudizio dal giudice delle Udienze preliminari di Palermo. L’ ambito del processo è noto: la pubblicazione di una presunta intercettazione tra il chirurgo estetico e il presidente della Regione Siciliana nella quale il medico, parlando della figlia di Paolo Borsellino, Lucia, ex assessore alla Sanità siciliana, avrebbe detto al governatore dell’ isola: «Va fatta fuori, come il padre». Di tale intercettazione, però, la Procura ha sempre smentito l’ esistenza.

Per i due giornalisti, accusati di calunnia e pubblicazione di notizie false, la procura palermitana aveva chiesto il giudizio immediato, che fu però rigettato dal Gip. E ora il gup ha deciso la celebrazione del processo. La prima udienza è fissata per il prossimo 7 dicembre. Eppure quella «intercettazione fantasma», almeno per i giudici, stava per far cadere la giunta regionale siciliana.

Quelle sei parole – «Va fatta fuori, come suo padre» – attribuite al medico personale del governatore e riferite all’ ex assessore della Sanità della Regione Sicilia, hanno rappresentato il perno di una lunga inchiesta imbastita dal settimanale del gruppo guidato dall’ ingegner Carlo De Benedetti nei confronti del governo siciliano. Il problema è che la prova dell’ esistenza di quella conversazione non c’ è.

Non esiste. Eppure quando scoppia il caso la direzione de L’ Espresso, allora guidato da Luigi Vicinanza, dice che i due giornalisti hanno sentito l’audio di un’ intercettazione: «Ascoltata e riscontrata», scrive il settimanale. E Zoppi al telefono con Messina commenta: «Minchia dicono che noi sentiamo l’ audio». «Gli ho detto di smussarla molto questa cosa (…) ho detto di dire che si tratta semplicemente di uno stralcio e che mai ci saremmo basati su quello per scrivere la notizia di uno stralcio molto confuso», risponde Messina.

E ancora Zoppi: «Questi vogliono uscirsene belli puliti col culo nostro». Ieri pomeriggio, per ben due volte, abbiamo chiesto all’ attuale direttore del settimanale, Tommaso Cerno, un commento sulla decisione della Procura di Palermo. Ma non abbiamo ricevuto risposta: «Il direttore è impegnato». Anche dalla Sicilia non è arrivato nessun commento. Segno evidente che tutti hanno deciso di attendere il giudizio delle toghe.

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