Il terrorista islamico nella definizione “politically correct”

 

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Per non scoraggiare con termini offensivi gli eventuali jihadisti che volessero raggiungere l’Europa, in aggiunta a quelli già presenti perfino nelle forze dell’ordine, i pavidi seguaci del politically correct hanno inventato tutta una serie di variopinte definizioni da usare al posto di “terrorista islamico”.

Quella piu’ in voga ultimamente è DEPRESSO.  Viene chiamato depresso chi, per un intero anno, si esercita a sparare con armi da guerra preparando un attentato in cui far fuori dei ragazzini innocenti. Tale depresso risulta essere in cura, ma lo psichiatra, in genere, non è mai tanto bravo da accorgersi che razza di feroce assassino sia il suo paziente. Tale specie di depresso viene allegramente definito “lupo solitario” pur avendo una folta schiera di complici.

Poi c’è l’immigrato che ha problemi con la moglie ed è vessato dalla condizione drammatica di separato o divorziato. Perchè chiamarlo terrorista? Solo perché ha pubblicato su twitter una foto dei suoi tre figli piccoli, armati fino ai denti? Ma non diciamo eresie. E’ solo vittima di una situazione familiare complicata, va capito. In piu’ bisogna tener presente che la banca ha rifiutato un prestito all’energumeno incompreso, problema che il nostro eroe ha miracolosamente risolto inviando in patria 84mila euro recuperati non si sa dove. Misteri della fede (islamica). Vuoi chiamarlo terrorista solo perché ha falciato un’ottantina di persone? Ma non scherziamo proprio!

Per l’uomo vestito di bianco che si affaccia da san Pietro, facendo le veci del papa, i terroristi islamici sono semplicemente persone che non amano la pace. L’islam non c’entra, la religione non c’entra, l’immigrazione è obbligatoria se non vuoi andare all’inferno e i morti ammazzati non contano niente. Se sono cristiani, meno ancora.

Un finto profugo siriano, ospite della Merkel, che fa fuori una donna incinta a colpi di machete, per i media di regime è necessariamente uno squilibrato. Perchè pensare che sia un soldato dell’Isis? Solo perché ha seguito fedelmente i dettami del califfo che ogni giorno dice “colpite gli infedeli dovunque vi trovate?”. Non diciamo fesserie, sono solo sfortunate coincidenze, se proprio non si vuol prendere in considerazione il delitto passionale! Sigh

Il finto profugo pregiudicato che si fa esplodere nel ristorante? Si passa dalla fuga di gas alla rabbia per uno status di rifugiato negato.  In piu’ era drogato e quindi inconsapevole.  E’ sufficiente per definirlo terrorista? Ma quando mai! Solo un altro soggetto psichiatrico già stato in cura (fallita)

E così via, in tutta una serie di allucinanti farneticazioni e giustificazioni per le peggiori aberrazioni. Che poi ci vada di mezzo la vita di tante persone innocenti, è affare di marginale importanza. Di assoluta necessità è invece salvaguardare il concetto che l’immigrazione islamica sia cosa buona e giusta, costi quel che costi, passando come schiacciasassi sui morti e sulle loro famiglie.

Ed è così che, mentre un esercito di assassini viene prontamente alleggerito dalla gravità delle sue colpe, il fanatico del politicamente corretto, si scaglia senza pietà contro un popolo stanco, impoverito, ferito e impaurito appellandolo con i peggiori epiteti di cui sia capace. Chi, come me, vuole fermare l’immigrazione islamica viene quindi  definito fascista, razzista, seminatore di odio, islamofobo, nazionalista, populista, se non addirittura nazista!

E così via… ogni giorno, senza sosta e senza vergogna…

Armando Manocchia – – @mail

 

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