Strage di Orlando, perché nessuno vuole nominare la parola “islam”?

 

Ricapitoliamo: una persona in cura psichiatrica uccide una deputata laburista inglese e tutti a spiegarci come il nazionalismo e l’anti europeismo siano ideologie violente e deleterie, solo perché l’assassino avrebbe gridato (ma la circostanza è dubbia) “Britain First”.

Pochi giorni prima, una guardia giurata con regolare porto d’armi, pianifica ed attua una strage in un locale gay della Florida e tutti a biasimare la troppa libera circolazioni delle armi negli USA. Non importa che il tizio avesse manifestato simpatie per il Califfato di Al Baghdadi, che frequentasse la locale moschea, che fosse andato 2 volte in 5 anni in pellegrinaggio alla Mecca, che il padre tifasse per i talebani; tutti a spiegarci che l’islam (“religione di pace”) non c’entra nulla.

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“Omar Mateen era un povero gay represso e per questo un omofobo disturbato”. Ho letto editoriali articolati e post chilometrici dove si è riusciti a parlare nel dettaglio della strage di Orlando senza mai nominare la parola “islam”. Dei veri capolavori di equilibrismi dialettici, posti al servizio di deliri politicamente corretti.

Mi sono chiesto il perché di questo comportamento apparentemente schizofrenico. Non amo scomodare complotti o regie occulte, ma il tutto era molto curioso. Soprattutto questa ritrosia a parlare di islam ed omosessualità e a spiegare come gli omosessuali siano puniti con la pena capitale almeno in una mezza dozzina di paesi musulmani.

Ad un certo punto mi sono ricordato di un episodio accadutomi anni fa, che non c’entra nulla con l’oggi, ma che mi ha dato una chiave di lettura. 11 anni fa mi ritrovai a dover elevare una civile lamentela nei confronti del tribunale di Firenze e fui trattato da pellaio, anzi, peggio, come un cencio per i piedi.

Parlandone con un avvocato (vecchia volpe del foro), dissi che mi ero sentito trattato come un delinquente. La risposta del legale fu: “Se eri un delinquente col pedigree ti trattavano in guanti bianchi”.
Mi sono chiesto: ma quanti di noi si sono mai sentiti minacciati dai nazionalisti britannici? Hanno mai accoltellato nessuno? Hanno mai fatto stragi? Andando a Londra vi siete mai sentiti minacciati, perché stranieri? La mia risposta è no. I nazionalisti britannici, più o meno rispettabili, fondamentalmente non fanno paura a nessuno. E’ un po’ questo il loro problema.

Se invece parliamo dei seguaci di Maometto, allora possiamo iniziare ad elencare una serie di organizzazioni e personaggi ben noti alle cronache per una lunga scia di violenze e stragi. Boko Haram, Al Qaeda, Daesh, Hezbollah, Taliban, Abu Sayyaf, sono alcune delle organizzazioni che un po’ a tutte le latitudini si distinguono per ferocia e per il numero di morti ammazzati. Soprattutto, queste organizzazioni hanno dimostrato di poter organizzare o ispirare attacchi un po’ dappertutto.

E qua tutto quadra. Le motivazioni per questo comportamento non sono da ricercare nella politica, ma più semplicemente nell’istinto di autoconservazione. Insomma, chi stigmatizza il nazionalismo britannico, dopo essersi dimenticato di citare il radicalismo islamico, non è ne’ in malafede ne’ lo fa per presa di posizione politica. Semplicemente tiene famiglia.

Sai, se vuoi sembrare uno che lotta contro la mafia, puoi sempre dare di mafioso a qualcuno per bene. Fai un figurone e non rischi nulla. Prova a dare di mafioso ad un mafioso vero, e magari quello ti fa spezzare le gambe.

Fabio Cintolesi

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