“Naufragi senza fine”, la retorica del buonismo non regge

 

naufragio libia I minimalisti della questione sbarchi, come il parolaio di Pontassieve, dicono: “wait and see”. Il tempo bello, il mare calmo, gli scafisti assetati di denaro, le grandi masse di migranti in fuga dai loro paesi per le ragioni che conosciamo, c’inducono a pensare che l’estate renderà sempre più difficile e pressante la soluzione del problema. Anzi, parlare di soluzione è più che mai azzardato, vista la chiusura netta di alcuni paesi dell’Ue.

La retorica del buonismo non regge. Ci sono di mezzo le vite di migliaia di persone che si lasciano trasportare da traghettatori di morte sempre più assetati di denaro. Sta accadendo tutto quello che era facile prevedere, mentre si moltiplicano riunioni e dichiarazioni di responsabili, governativi o no, che lasciano allibiti anche gli osservatori più distratti.

“Parlare al momento di emergenza è fuori luogo”, ha detto Renzi. “Il Migration Compact va bene” ora “aspettiamo la fase di concretizzazione” per iniziare a lavorare con i primi paesi della fascia subshariana, interessati a lavorare con la Ue, come il Niger. Se vi sembrano queste dichiarazioni responsabili di un capo di governo, beati voi. E poi, se la prendono coi populismi che esplodono in tutto il mondo, vista l’incapacità dei politici nel risolvere i veri problemi delle grandi masse di poveri.

Le statistiche sono impressionanti, milioni di famiglie nei paesi del benessere rischiano sempre più di passare nella fascia della povertà, mentre l’economia reale è in crisi e la finanza predatrice distrugge i beni e le speranze di tanti.

Guglielmo Donnini

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