Riccardi (sant’Egidio): la geopolitica delle emozioni genera nazionalismi e xenofobia

 

andrea-riccardiPARIGI, 24 MAG – Il dialogo tra Oriente e Occidente è un mattone cruciale per costruire un mondo libero dal fondamentalismo e dal terrorismo. E’ il messaggio lanciato dalla seconda conferenza sui “Dialoghi di civiltà”, organizzata a Parigi con il supporto della comunità di San’Egidio, a cui era presente anche il grande imam di Al Azhar, massima autorità dell’Islam sunnita, dopo lo storico incontro con Papa Francesco.

“La paura ha conseguenze disdicevoli sul rapporto con l’altro, rende allo stesso tempo aggressivi e difensivi. La paura rifiuta il dialogo e l’incontro, si rassicura quando scoppiano guerre di civiltà”, ha detto nel suo intervento di apertura Andrea Riccardi, ex ministro e fondatore della comunità di Sant’Egidio, mettendo in guardia contro la “geopolitica delle emozioni” che “genera populismi, nazionalismi, xenofobia”. Unica alternativa possibile, argomenta, è la solidarietà, basata su un dialogo tra civilizzazioni, “universi culturali plurali dal punto di vista religioso”, in cui si sia capaci di “abbandonare l’arroganza e i sospetti”. Favorendo “l’integrazione positiva” come antidoto ai processi di “disintegrazione” della società di cui le violenza jihadiste sono un tragico prodotto.

L’importanza dell’integrazione è tema portante anche nell’intervento del grande imam, Ahmad Muhammad al-Tayyeb, che ha voluto però prima di tutto ribadire la sua condanna del terrorismo, e in particolare dei “miserabili autori” degli attentati di Parigi e Bruxelles, che “calpestano tutte le leggi umane e divine”. Su questo fronte, ha aggiunto, i decisori politici, insieme a quelli religiosi, devono “assumersi le proprie responsabilità” e “impegnarsi nell’opporsi al terrorismo, mettere fine al bagno di sangue” soprattutto nei confronti “dei più deboli, donne e bambini”. Ciò significa in primo luogo, ha rimarcato, “risolvere la questione palestinese in modo giusto e globale”.

I musulmani d’Europa, ha sottolineato ancora, “sono cittadini a pieno titolo, e questo non si oppone a un’integrazione che rispetti le identità religiose”. Un’integrazione che non è favorita dal “ruolo spesso negativo dei media, che deformano la religione musulmana” e spesso tendono a “fare amalgama tra le società islamiche orientali e i gruppi attivi nelle zone di conflitto”. (ANSA)

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