Euro e rifugiati: i media tedeschi continuano a nascondere la verità

 

Da Russia Insider la denuncia di un giornalista tedesco controcorrente (in origine apparsa su Kopp Online) sul clima di appiattimento conformistico della grande informazione tedesca. Udo Ulfkotte traccia un parallelo tra l’atteggiamento tenuto dai maggiori media al momento dell’ingresso nell’euro – negare ogni rischio e diffamare chi sollevava obiezioni – e quello di oggi nei confronti della crisi dei rifugiati. Adesso come allora i mezzi di informazione seguono uno schema propagandistico, negando ogni problema e marchiando come “nazionalisti” o “xenofobi” coloro che mettono in guardia contro i disastri che potranno scaturire dal combinarsi della crisi dell’euro con quella dei rifugiati. VOCI DALL’ESTERO

Udo-Ulfkotte
Udo Ulfkotte

di Udo Ulfkotte, 22 ottobre 2015

Appena un sociologo tedesco pronuncia la parola “migrazione di massa”, i mezzi di informazione tedeschi prorompono in grida di costernazione. Così, si è lasciato al giornale svizzero Aargauer il compito di fornirci la spiegazione del professor Heinsohn sulle migrazioni e sulle loro conseguenze.

In Germania i mezzi di comunicazione più importanti preferiscono predicarci che parole come “migrazione di massa” non devono essere usate per descrivere i fiumi di persone che si vedono in ogni paese. Come esempio citiamo la rivista Focus, che ci fa una lezioncina sul perché i termini “migrazione di massa” e “flusso di rifugiati” sono profondamente scorretti:

“Questi termini suggeriscono che i migranti sono una minaccia incontrollabile.”

E così il professor Heinsohn ha dovuto fare una deviazione attraverso i media svizzeri semplicemente per spiegarci quello che sta accadendo in Germania. Non c’è da stupirsi che i cittadini tedeschi non comprino più le pubblicazioni che si sforzano di insegnare loro come devono pensare. Da Focus al Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), il  declino nel numero di lettori nel terzo trimestre del 2015 è ancora una volta sostanziale; una caduta del 13,4 per cento , secondo gli ultimi dati.

I grandi editori di media stanno ora cercando di spiegare questo fenomeno col fatto che sono nate altre pubblicazioni, per esempio Kopp Verlag, che guadagnano lettori  di anno in anno perché danno voce alle preoccupazioni e alle necessità della gente.

Recentemente ho ricevuto una richiesta di intervista dalla redazione di “Frontal-21” della ZDF (televisione pubblica tedesca ndt), che tra le altre cose spiegava:

“Il servizio sarà incentrato attorno al perché continua a crescere l’interesse per i libri, le riviste e i servizi online come per esempio quelli della Kopp Verlag. Vorremmo anche approfondire il perché in particolare i suoi libri diventano dei bestseller. Vorremmo intervistarla a questo proposito “.

La mia sincera risposta: la domanda sul perché i miei libri, come Gekaufte Journalisten (Giornalisti comprati), Mekka Deutschland  (Mecca, Germania) e, più recentemente, Die Asyl-Industrie (L’industria dell’asilo) sono tutti nella lista dei bestseller dello Spiegel  (e i curatori mi hanno confermato che nessun autore ha mai avuto tre titoli in lista contemporaneamente) otterrà una risposta migliore se chiedono alla gente per strada. Chi li acquista e li legge è l’unico che può veramente spiegare perché questi libri sono così richiesti. O forse potrebbero rivolgere queste domande all’ex corrispondente della ARD Markus Gärtner, che ha appena pubblicato un nuovo testo di riferimento: Lügenpresse (La stampa che mente).

In ogni caso, tra tutte le opzioni disponibili per la sua inchiesta, la ZDF ha scelto di consultare un giornale molto benevolo nei confronti dei rifugiati, Kontext-Wochenzeitung, e politici scelti tra le fila della “cultura dell’accoglienza” di sinistra, che preferiscono etichettare l’informazione pubblica sulle conseguenze negative di questa migrazione come “xenofoba” e “razzista”.

Che cosa vuole presentare in modo politicamente corretto questa televisione – che lo vogliamo o no, finanziata dalle nostre tasse – è evidente: Kopp Verlag e Udo Ulfkotte, in quanto propalatori di cattive notizie, dovrebbero probabilmente essere crocifissi sui media – o meglio ancora essere tenuti sotto controllo dalla sicurezza pubblica.

Nei giorni scorsi, diversi leader europei hanno avvertito che la continua, irrisolta crisi dell’euro, che con ogni probabilità si ripresenterà, in combinazione con l’invasione dei richiedenti asilo, potrebbe portare a un disastro, che potrebbe avere come esito una guerra mondiale.

I nostri politici e i media però si prendono gioco di chi ammonisce e mette in guardia, marchiando queste previsioni come “xenofobe” e “nazionaliste”.

Lo stesso comportamento è stato tenuto dai nostri media più importanti quando è stato tolto dalla circolazione il marco tedesco, sostituito dall’euro, moneta debole. E anche allora il loro comportamento era parte di un programma fatto per placare i timori dei cittadini quando erano all’ordine del giorno l’allargamento della UE e l’apertura delle frontiere. Chi era critico anche allora è stato apertamente diffamato e definito un idiota.

In questi giorni, canali come la ZDF non vogliono sentire più nulla. Non sono cambiati. Continuano a lavorare secondo lo stesso schema di propaganda. Per questo, non darò alcuna intervista a “Frontal-21”. Non ho parlato con la ZDF per undici anni e posso continuare benissimo a fare a meno di questa televisione che diffonde menzogne.

Ora, molto probabilmente, saremo condannati sul mercato dei media come uccelli del malaugurio, con tutte le risorse di disinformazione e di propaganda loro disponibili. Ma questo è un tema vecchio, e adesso ce ne rendiamo sempre più conto.

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