Australia: profughi incoraggiati a darsi fuoco per cambiare politiche di accoglienza

 

fuoco-donnaNuovo gesto estremo presso il centro di detenzione per richiedenti asilo di Nauru, l’isola del Pacifico dove l’Australia trattiene i migranti che cercano di arrivare nel suo territorio. Dopo il 23enne iraniano che venerdì scorso si è ucciso dandosi fuoco durante la visita di alcuni funzionari delle Nazioni Unite, ieri una 21enne somala si è immolata nello stesso modo per protestate contro le severe leggi australiane. Trasportata in un ospedale di Brisbane, la giovane è in condizioni gravissime con ustioni su tutto il corpo.

Tuttavia, secondo il ministro australiano per l’Immigrazione Peter Dutton i tentativi di suicidio a Nauru e Manus non faranno cambiare la politica del Paese. “Il governo non sarà influenzato dalla pressione pubblica, dalle proteste o dagli atti di autolesionismo”, ha detto Dutton, che ha accusato gli attivisti per i diritti dei migranti di incoraggiare “comportamenti che pensano possano far pressioni sul governo per il loro trasferimento in Australia. Questi comportamenti sono aumentati negli ultimi tempi, e come si vede, abbiamo azioni estreme con tragiche conseguenze”.

Peter Dutton, ministro per l’Immigrazione e la protezione dei confini ha reso noto che le autorità australiane ritengono responsabili di questi episodi gli avvocati e coloro che sono a contatto con i rifugiati che si trovano rinchiusi in queste strutture: “E’ seriamente preoccupante che questa persona sia ricorsa ad una misura di autolesionismo così estrema. Ho già espresso la mia rabbia e frustrazione agli avvocati e alle altre persone che sono in contatto con chi si trova nei centri di accoglienza regionali e che li incoraggiano a comportarsi in questo modo, credendo che questo genere di pressioni possa condurre il governo australiano a cambiare le sue politiche di accoglienza e delle misure di protezione dei suoi confini”. ADNKRONOS

 

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