Sisma Emilia, esposto in 4 Procure. Sotto accusa Commissione Grandi Rischi e politica

Sisma, esposto in quattro Procure. Commissione Grandi Rischi e politica sotto accusa

SISMA EMILIA: ANCORA SCOSSE, RADDOPPIATE RICHIESTE AIUTO

Il sisma del 2012 torna a far discutere, dopo che le Procure della Repubblica di Roma, Modena, Ferrara e Reggio Emilia hanno ricevuto un corposo esposto, presentato da Antonio Spica, consigliere comunale “Civica La Bastìa” di Bastiglia ed esponente di Fratelli d’Italia. Un voluminoso faldone, che raccoglie ben 400 allegati e punta il dito contro le scelte istituzionali che vennero fatte nelle drammatiche settimane dell’estate di quattro anni fa nella bassa modenese.

“Mentre per altri numerosi terremoti italiani degli ultimi decenni, si riunì la Commissione Grandi Rischi, risulta invece che non si sia sorprendentemente riunita nel periodo che va dal 20 maggio 2012 al 5 giugno 2012 circa, per via di una decisione incomprensibile da parte della CGR-Sismico stessa e dei vertici della PROCIV-Sismico di allora, che dovevano o convocarla o recepirne l’auto-convocazione di emergenza”. Questo il tema principale su cui verte l’esposto, che sottopone molti elementi al vaglio dei PM, senza però ipotizzare specifici reati.

Neppure l’allora Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani – prosegue Spica nelle proprie valutazioni politiche – chiese che si riunisse la CGR-Sismico per acquisire quantomeno valutazioni specifiche di esperti al fine di gestire meglio l’emergenza in atto considerando anche le eminenti attività produttive di sottosuolo (idrocarburi, geotermia, stoccaggi gas). Addirittura, il Presidente Vasco Errani concedeva l’incarico di vice-commissari per l’emergenza a Sindaci, che probabilmente da soli e senza un parere della CGR non avevano titoli adeguati per gestire la drammatica emergenza sul piano della sicurezza, anche del sottosuolo produttivo, coadiuvati a loro volta da Assessori e/o geometri che non avevano competenze specifiche, di rilasciare “attestazione di agibilità post-sismica” o sul da farsi tecnico su argomento sottosuolo, in maniera omologata con gli altri Comuni e Regione”.

L’esposto ricorda inoltre che pochi mesi prima del 20 maggio 2012 – prima scossa sismica distruttiva emiliana – esponenti politici locali minimizzavano la necessità di ottemperare alle modifiche di edifici pubblici e privati con accorgimenti antisismici, “svilendo” la Mappa di Pericolosità Sismica INGV, pubblicata in Gazzetta Ufficiale fin dal 2003, addirittura 9 anni prima. “Le responsabilità politiche del PD regionale di allora, soprattutto nella persona dell’Assessore alla Protezione Civile-Ambiente-Territorio, Paola Gazzolo sono quindi meritevoli di un attento vaglio legale che consenta di comprendere se sia stato omesso illecitamente il monitoraggio di queste prese di posizione di comuni della Regione Emilia Romagna – insiste Spica – lasciando le cittadinanze esposte a rischi di crolli di edifici, che poi si sono puntualmente verificati”.

Infine, l’esposto verte su questioni di natura scientifica, ovvero sul perché “gli studiosi nazionali con diverse vedute scientifiche non furono e non sono liberi di esprimere le loro particolari posizioni e pareri, in convegni organizzati dalla Regione Emilia Romagna stessa, con episodi fino ai giorni nostri”. L’esposto riporta infatti un duro attacco all’Assessorato di Paola Gazzolo: “Una lettera della Regione Emilia Romagna datata 1/8/2014, sembra mettere di fatto ed in maniera continuativa il bavaglio alla Ricerca Nazionale, sulla possibilità di esprimersi pubblicamente circa i cosiddetti transienti tettonici-chimici-idrologici connessi eventualmente ad imminenti terremoti in Emilia-Romagna, contro ogni regola etica e contro la Costituzione Italiana, che prevede libera ricerca e libera espressione dei pareri scientifici”.

modenatoday.it

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