Dittatura etico-finanziaria: taglio del rating a Paesi che rifiutano l’invasione di migranti

 

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La loro politica sui migranti non piace all’Europa e l’agenzia di rating le declassa. Stavolta nel mirino delle ormai famose agenzie di valutazione sono finite Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia: le quattro nazioni del gruppo Visegrad, insomma, i cui governi negli ultimi mesi si sono distinti nella difesa della linea più intransigente sulla questione dei migranti all’interno dell’Unione Europea. E che, nell’ultimo vertice a quattro, avevano criticato non poco la strategia della cancelliera tedesca Angela Merkel, decisa più che mai a trovare nel controverso presidente Erdogan l’alleato dell’Unione Europea per contenere e gestire il flusso di rifugiati dalla Siria. I V4, al contrario, avevano mostrato il proprio scetticismo a riguardo, chiedendo all’Europa di pensare ad un piano alternativo per gestire la crisi dei flussi migratori diretti nel Vecchio Continente.

Forse anche per posizioni come questa, la Standard Ethics – agenzia con sede a Londra di cui è presidente il belga Blanche Ullens de Schooten, e che è diretta dall’economista fiorentino Jacopo Schettini Gherardini, già candidato nelle primarie del 2007 al ruolo di Segretario Nazionale del Pd – ha deciso di procedere con il declassamento dello Standard Ethics Rating (SER) di questi Paesi. Si tratta di un particolare indice richiesto dalle imprese e lanciato sul sistema bancario italiano dal 1º gennaio del 2014: un rating extra-finanziario che, in sintesi, valuta il livello di conformità ai principi delle Nazioni Unite, dell’Ocse e dell’Unione Europea, di Stati e imprese, e il conseguente “rischio reputazionale”.

La Standard Ethics ha fatto sapere, infatti, che a causa dell’atteggiamento assunto dai governi di questi Paesi sulla questione dei migranti gli Standard Ethics Ratings di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia sono stati abbassati, e sono passati rispettivamente da E+ a E, da E+ a EE-, e da “EE stabile” a “EE con outlook negativo”. Sul comunicato stampa diffuso dall’agenzia si legge che la Standard Ethics ha “rilevato una politica in materia di asilo, relativamente al tema degli attuali flussi migratori, non in linea con gli orientamenti previsti dai trattati dell’Unione Europea”. Inoltre, la società londinese è entrata nel merito del vecchio dibattito europeo sulla Costituzione ungherese voluta da Orbán, e sulle nuove norme introdotte riguardo l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo in Ungheria, notando come queste destino preoccupazione nel quadro europeo e come sia in atto in Ungheria, secondo i valutatori, “un deterioramento sistematico dei valori e delle prassi democratiche, tali da produrre una compressione dei diritti civili e politici non compatibile con il processo unitario europeo”. L’agenzia ha “condannato” anche la Polonia, per via delle nuove leggi introdotte sul controllo governativo dei media.

Nel “mirino” dei tagli dell’agenzia a causa delle loro politiche sui migranti ci sono, infine, anche i Paesi Bassi e la Danimarca, che a gennaio aveva ripristinato i controlli alla sua frontiera Schengen con la Germania. Questi ultimi due Péaesi risultano essere “sotto osservazione”.

Alessandra  Benignetti – – Il Giornale

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