Magistrato adescava ragazzini, sorpreso in hotel con un minore

Dicono fosse un magistrato tutto d’un pezzo. Ma il giudice 73enne (da due anni in pensione) nascondeva ai suoi colleghi un secondo volto orribile.

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O, almeno, questo è quello che emerge dalle indagini: il magistrato è accusato di prostituzione minorile e pedopornografia ed è stato sorpreso in flagranza di reato mentre in un hotel si era appartato insieme ad un 16 romeno e stava per iniziare atti sessuali. A

Colto sull’atto (sessuale). Come racconta ilCorriere, l’inchiesta è partita dalla procura di Roma, quando alla stazione viene trovato un cellulare appartenente ad un minorenne in cui si trovava il numero del magistrato. A quel punto sono iniziate le indagini, con intercettazioni e pedinamenti. Proprio l’ascolto di una chiamata telefonica permette alla Polfer di scoprire l’uomo mentre stava per iniziare un rapporto sessuale con un minorenne in una stanza d’albergo. In hotel gli agenti trovano anche lo zio del ragazzino che fungeva da “manager” della prostituzione per quel magistrato. Il prezzo? 50 euro a mediazione.

Le preferenze del giudice, da quanto si apprende, erano rivolte a minorenni romeni e nordafricani. Dal giorno del suo arresto, avvenuto il 20 ottobre scorso, la notizia è stata tenuta riservata dal pm Bianca Maria Eugenia Baj Macario e dal procuratore aggiunto del pool reati sessuali Pietro Forno. Intanto il Tribunale del riesame ha confermato l’arresto.

L’uomo, ovviamente, si difende e rigetta ogni capo d’accusa. Dopo aver ammesso di avere “impulsi verso visi fanciulleschi”, dice di avere sempre cercato solo persone maggiorenni, chiedendo ai ragazzi adescati di mostrare i documenti di identità. Secondo l’avvocato della difesa Cristina Bava, i ragazzi avrebbero mostrato dei documenti contraffatti.

E per quanto riguarda il sesso a pagamento, il magistrato si difende affermando che i soldi li ha “regalati” ai ragazzi perché “si affezionava ai ragazzini”. Ad alcuni dava i soldi per il permesso di soggiorno, ad altri per tornare a casa in Romania. Poi, però, c’è quella intercettazione in cui chiede allo zio dell’adolescente romeno di “inviargli delle foto ricordo”: secondo la procura si tratta di video pornografici.  il giornale

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