Giustizia, Frank Cimini: Sesso nei Tribunali, che chiavate a Milano tra i giudici di Berlusconi

Sesso, giustizia e tribunali. No, non si parla (solo) di Bunga bunga ma delle fornicazioni delle toghe, nelle pause tra un processo e l’altro. È Frank Cimini, barbutissimo decano del giornalismo giudiziario italiano, 36 anni di vita nel Palazzo di Giustizia di Milano, ad aprire il baule dei ricordi (piccanti). Già firma di Manifesto e Mattino, oggi curatore di un apprezzato blog “corsaro” come Giustiziami.it, Cimini si sfoga tra il serio e il faceto intervistato da Stefano Lorenzetto per il Giornale, rivelando cosa succede nel Tribunale più chiacchierato d’Italia e i segreti di chi lì comanda.

“Che chiavate nei tribunali” – La parte più succosa è quella sui vizietti delle toghe. “Come in tutti i luoghi di sofferenza, in tribunale si tromba. C’era un collega che tutti i pomeriggi fornicava nella cabina di regia della postazione Rai in sala stampa. E quante chiavate in camera di consiglio, dove il giudice presidente, il giudice a latere e i sei giurati popolari hanno a disposizione le brande per quei processi in cui la sentenza va per le lunghe. È accaduto anche fra due giudici, uomo e donna, in un processo di primo grado a Berlusconi. Non lo dica all’interessato”.

“Quel pm topolona in bikini” – Poi quell’aneddoto maliziosetto: “Io? Ho sempre resistito alle tentazioni, a cominciare da quella per una pm dai capelli ramati che anni fa, in Sardegna, ebbi la fortuna di vedere in bikini. Proprio una bella topa”. Rischio querela, sottolinea il giornalista. “Se usa l’imperfetto, scrivendo che era una bella topa, può giurarci”. Chi sarà la bella e orgogliosa toga rossomalpelo?

boccassini

“Di Pietro arrampicatore” – “Di Pietro è meno intelligente di me – spiega a proposito dell’uomo che con il Pool di Mani Pulite lo querelò per 400 milioni di lire, strappando un lauto indennizzo nel 1993 -. Stiamo parlando di un arrampicatore sociale che s’è trovato al posto giusto nel momento giusto. Ambiva a far carriera ed è stato usato dalla sua corporazione per accontentare le masse, vogliose di vedere in prigione i politici ladri. La magistratura ne ha approfittato per prendersi il potere. Dopodiché, Di Pietro si è candidato guardacaso nell’unico partito uscito indenne dalle sue indagini. I magistrati non sono meglio dei politici. Anzi, la mia personale opinione, dopo averli visti all’opera, è che siano molto peggio”.

“Magistrati peggio dei politici” – Prima botta, a cui segue un’altra bordata: “I magistrati puntano solo ad avere un potere superiore a quello dei parlamentari. Per conquistarlo, hanno ottenuto lo stravolgimento dello stato di diritto con la legge sui pentiti, una vergogna che ha esteso i suoi effetti perversi dai processi di mafia a quelli politici”. Da qui la commistione, malsana, tra magistrati e giornalisti compiacenti. “Basterebbe una riformina semplice semplice: se da una Procura escono carte che sono a disposizione della sola accusa, il magistrato titolare dell’indagine subisce un procedimento disciplinare davanti al Csm. E poi si dovrebbe proibire la pubblicazione dei nomi dei Pm sui giornali. Così cesserebbero le smanie di protagonismo di certe toghe”.

fonte LIBERO

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