Ammàzzati, Maschio!

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Prima hanno cominciato a lavarsi i denti, e vabbeh, è più salute che igiene. Poi, hanno scoperto la brillantina Linetti per fissare i capelli e renderli brillanti. A seguire, i barbieri hanno cominciato a tingere di nero (rosso, direi) le basette e le sopracciglia dei più maturi e vanesi.

Negli anni settanta, i figli dei fiori puzzavano come capre morte nel Sahara. Un barlume di speranza di resurrezione del maschio alla vecchia maniera…

Gli anni novanta, però, hanno cominciato a spruzzare profumi unisex su tutti corpi, senza esclusione: dall’operaio all’avvocato, dal camionista al prete, passando per l’architetto, il chirurgo, il paziente steso sul lettino della sala operatoria. Si improfumavano anche i cadaveri e i cassamortari. Un phoen di profumo, un monsone di profumo, un urgano di profumo si cominciava ad abbattere su tutto il genere maschile della specie umana.

Maledetto, infine, quel 2.0, che ha sprofondato nell’abisso della mollezza il Maschio con tutto il suo testosterone. Un’armata di eterofroci si è abbattuta sulla Terra.

Depilati fino all’interno delle chiappe, non trovi un pelo sul corpo dei maschi manco a pagarlo oro. Si strappano tutto: sopracciglia, peli del naso, delle orecchie, barba, baffi, peli d’ascella, quelli sul petto, sulle spalle, la schiena, le chiappe, il pube, le cosce, e gambe e le dita dei piedi. Arrivano, coraggiosamente, allo scroto. Potessero, agirebbero sui villi intestinali.

Usano il correttore per i brufoli e le occhiaie. Ne sanno più di una vecchia buttana anche sul fard e il fondotinta. Molti azzardano il “burrodicacao colorato”.

I cyborg si piazzano lentine colorate sull’iride e si trasformano, in un fiat, in orrorosi pupazzi umani.

Ho visto unghie laccate di nero e di rosso, orecchini e ventagli anche più esagerati dei miei. E giurano di non essere froci. I quali froci, peraltro, sfoggiano pelo sul viso e sul petto manco fossero impellicciati di visoni e volpi argentate morti con la scossa elettrica.

Come si cambia, pensavo l’altra sera, seduto nella veranda di un noto caffè sulla via Marina di Reggio Calabria. Un tempo gli uomini parlavano di “pilu” (inteso come gnocca e similari), oggi si scambiano gli indirizzi dei centri estetici dove farsi estirpare a cera calda il superfluo personale.

Una vergogna lunga quanto tutto lo Stivale!

Quanto, direi, la fantasia di qualche furbacchione che li sta “arricchionendo” a plotonate intere per poterci lucrare su.

E, così, l’ultima trovata: la lingerie in pizzo e seta per uomo.

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Io, se poco poco mi capita uno che sotto al jeans sfodera una culotte, lo prendo a calci in culo finché non gli ricrescono tutti i peli strappati! Né, tantomeno (tanto per anticipare qualche stronzo che stava per scriverlo) sono pronto ad indossarla io, la biancheria frufrù.

L’ultima mondezza della moda va scoraggiata subito, prima che arrivi alle orecchie dei più giovani, che potrebbero memorizzarla nel DNA.

Le donne controllino i mariti, i soldati lo facciano coi loro camerati, gli universitari segnalino ai prof e i prof boccino anche i più preparati, se sotto sotto nascondono un pizzo frivolité o anche solo un più pudico sangallo.

La delazione, in questi casi, salva una vita. Umana.

Fra me e me. A questo punto, con le mutande di ferro…

dal blog di Nino Spirlì

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