Pedoni travolti, visione della madre dei Rom: ho bevuto, poi è arrivata la Madonna

«Sono stata io a chiamare la polizia. Adesso l’incubo è finito» afferma la mamma dei due ragazzi che erano a bordo della macchina che mercoledì scorso ha travolto 9 persone uccidendone una.

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IL MIRACOLO

Ha affrontato giorni difficili: «Ieri ho bevuto un po’, stavo anche pensando di tagliarmi la gola ma poi ho sentito una voce. Io sono devota alla Madonna» spiega la signora mostrando, per contrastare l’incredulità dei cronisti, l’anello d’oro con l’immagine della Vergine. Senada, la figlia, sfoggia il gioiello mostrando la mano destra. Il prezioso in oro contrasta con gli altri ornamenti di dubbio valore. Le due donne mettono in mostra diverse immagini votive prendendole dalle tasche delle lunghe gonne e dei pantaloni. «Ho capito dov’erano i miei figli, l’ho scoperto proprio quando ero disperata, di notte» continuano a raccontare le due donne. «Ero proprio qui – dice Sefica indicando la piazzola antistante la sua baracca in legno, una piccola casetta costruita tra la roulotte della figlia e quella dell’ex marito Bahto.

«Ieri avevo paura che mia madre si tagliasse la gola con un coltello, poi è arrivata la Madonna» fa eco la figlia. «Da quando è accaduto il fatto io ho sempre pregato e cercato i ragazzi – continua Sefica – Ho anche lanciato appelli affinché i miei figli tornassero a casa. Lo avevo detto subito che li avrei consegnati alla polizia».

«LORO NON RUBANO»

«La polizia è stata molto gentile, gli abbiamo chiesto di non fargli del male e di non mettere le manette. Sono due bravi ragazzi. Non rubano. Lavorano il ferro, sgombrano le cantine quando qualcuno li chiama e vendono gli oggetti tra le bancarelle dei mercatini». «I ragazzi erano in un campo vicino la scuola, tra le erbacce, proprio da queste parti ma noi in questi giorni non li abbiamo mai sentiti – raccontano le due donne – Il cellulare lo aveva la polizia. Non hanno mangiato e bevuto per 5 giorni. Avevamo paura che avessero perso la memoria o fossero feriti dopo l’incidente». «Quando mia madre è arrivata nei campi – spiega Senada – ha iniziato a gridare i nomi dei ragazzi. Come ha fatto in questi giorni. Così li ha trovati e ha chiamato la polizia». «Li abbiamo consegnati noi – ci tengono a sottolineare le due donne – ora siamo più serene. Avevamo paura per i nostri figli.

Pensavamo che i filippini venissero con i bastoni». «Mio padre Bahto invece è in ospedale – dice la sorella degli arrestati – Mi ha chiesto di accompagnarlo ma io ho detto che era meglio chiamare un’ambulanza. Lui si è rifiutato e così ho chiamato un taxi e l’ho pagato di tasca mia. Se quella sera avessimo fatto lo stesso tutto ciò non sarebbe accaduto. Era meglio che mio padre stesse male, ora la vita dei miei fratelli è rovinata».

LE CONTRADDIZIONI

Tralasciando l’avvento della Madonna, la versione di Sefica non si discosta molto da quella fornita dalla polizia durante la conferenza stampa indetta ieri presso la sede della Questura. Ci sono però diversi tasselli che non tornano. Troppe sono le contraddizioni. Il padre ha ammesso subito di essere alla guida del mezzo salvo poi ritrattare la versione fornita. Il cugino afferma che i ragazzi stavano accompagnando il padre in ospedale ma gli inquirenti non sono sicuri che Bahto fosse in macchina. La sorella cerca di convincerci dicendo che il padre era al volante ed è scappato in quanto la patente gli è stata ritirata perchè guidava in stato di ebrezza. La donna però si confonde durante il racconto dicendo che «è stato un incidente. Mio fratello non voleva uccidere nessuno». Troppe le versioni fornite e ritrattate. Molte le dinamiche che ruotano intorno alla scelta, se così è andata veramente, di consegnare i ragazzi alla polizia. Forse sono state proprio i meccanismi interni al campo rom ad avere spinto Sefica ad affidare i suoi figli alle forze dell’ordine.

DI Andrea Ossino – Tratto da IL TEMPO

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