“Nuovi italiani”, dalla Siria El Abboubi chiama i genitori nel Bresciano e loda l’Isis

jihadista-Brescia

 

E’ il 9 gennaio 2014 quando Anas El Abboubi dalla Siria chiama i suoi genitori, marocchini che si vivevano in Italia, per spiegare che aveva ormai sposato gli ideali dell’Isis e che non aveva alcuna intenzione di tornare indietro. Il gip di Brescia osserva nell’ordinanza di custodia cautelare che il giovane “si diceva convinto di considerare la propria scelta definitiva e di non voler tornare indietro”.

Parlando con il padre Abdelkerim, Anas esprime disprezzo per l’Occidente e si descrive ormai come un esperto guerrigliero arruolato nelle truppe dell’Isis.

“Quello che fanno i militanti dello stato islamico – afferma Anas – loro non potranno mai farlo. Sacrificano loro stessi con dei camion pieni di esplosivi in mezzo al nemico. In un’unica operazione sono stati uccisi circa 300 soldati (in Siria ndr). Loro saranno in grado di fare questo? Ne’ l’esercito libico ne’ il fronte islamico hanno fatto qualcosa? La fronte islamica e’ stata creata soltanto da tre anni e vogliono combattare lo Stato Islamico”.
Da queste intercettazioni e da una serie di foto allegate dentro l’ordinanza i magistrati di Brescia si dicono ormai sicuri che “El Abboubi a partire dal mese di settembre 2013 abbia lasciato il territorio nazionale per andare a combattere in Siria nelle fila del sodalizio Stato Islamico”.

rapper

Nell’ottobre 2013 Anas El Abboubi, 20 anni, marocchino trapiantato quando aveva meno di un anno in provincia di Brescia sparì dalla circolazione, dopo essere stato arrestato nel giugno 2013 nella sua casa di Vobarno proprio per la propaganda filo jihadista diffusa attraverso i social network ed essere poi stato rimesso in libertà perché gli indizi a suo carico erano stati considerati fragili.

“Il martirio mi seduce, voglio morire a mano armata, tengo il bersaglio sulla Crociata…”, rappava ArAbboubi. Che dopo circa un mese, a novembre, riapparve su Facebook con il nome di Anas Al Italy, con il volto avvolto nella keffiah e un kalashnikov tra le braccia, annunciando di trovarsi ad Aleppo e spiegando in un audio ‘postato’ sul social network la sua decisione di abbracciare la sharia e la lotta armata con i ribelli Siriani. Insomma la composizione di versi inneggianti ad Allah con l’andamento e la metrica proprie del genere musicale dei ghetti tanto in voga in Occidente sembra diventato uno degli strumenti della nuova campagna di reclutamento jihadista tra i giovani occidentali immigrati di seconda generazione ma non solo.

Deputato PD Chaouki in un video che inneggia alla violenza contro gli italiani

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