Il boss Raffaele Cutolo: “Se esco e parlo crolla il Parlamento”

“Chi è al comando oggi, è stato messo lì da chi veniva a pregarmi”

CUTOLO

“I miei segreti fanno tremare tutti, mi hanno sepolto vivo in una cella ma se parlo io ballano le scrivanie di mezzo Parlamento”. Raffaele Cutolo, detto ‘o professore – ex fondatore e leader della Nuova camorra organizzata – deve scontare tredici ergastoli ed è ora detenuto al 41 bis nel carcere di Parma (dove ci sono anche Totò Riina, Leoluca Bagarella, Massimo Carminati e Marcello Dell’Utri).

Attraverso la moglie e il legale – gli unici oltre alla figlia Denise a poter far visita a “Don Raffaè” – ha parlato con il giornalista Paolo Berizzi di Repubblica. Cutolo ha il record italiano di lungodegenza carceraria. L’ex boss della camorra lancia accuse e ricorda i tempi in cui – tra gli anni ’70 e gli ’80 – guidava un esercito di settemila affiliati nella faida sanguinaria contro la Nuova Famiglia.

Scrive Berizzi:

Mezza Dc gli chiede di far liberare l’assessore regionale napoletano all’edilizia Ciro Cirillo, uomo di Antonio Gava sequestrato dalle Br. Sulla trattativa tra servizi segreti, Cutolo e brigatisti – accertata nel ’93 da un’ordinanza del giudice istruttore Carlo Alemi – l’ex boss ha detto e non detto. “È stata la prima trattativa Stato-mafia. Forse anche la mia vera condanna”.

Ormai una sorta di fantasma, a poterlo vedere in carcere sono solo la moglie Immacolata Iacone, la figlia Denise e l’avvocato Gaetano Aufiero.

“Non vedo nessuno e nessuno mi vede. Soltanto mia moglie e mia figlia, un’ora ogni due mesi”. La figlia, 7 anni, è nata con l’inseminazione artificiale, “l’unica concessione che ho avuto dallo Stato”. Sono loro a far trapelare le sue parole. “Al mio difensore ho chiesto di non venire più. Non ho più carichi pendenti, il mio saldo con la giustizia è in pari. E il 41 bis ho smesso di impugnarlo, tanto è inutile” spiega il camorrista.

“Mi hanno usato e gonfiato il petto, da Cirillo a Moro che, a differenza del primo, hanno voluto morto e infatti mi ordinano di non intervenire. Poi mi hanno tumulato vivo

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