Isis, manifesta incapacita’ dei servizi segreti britannici

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Ogni giorno che passa emergono nuovi elementi per accusare di manifesta incapacita’ i servizi segreti britannici per non aver saputo fermare il 27enne londinese Mohamed Emwazi (piu’ noto come Jihadi John) prima che si unisse ad Isis ed iniziasse il suo lavoro di macellaio di ostaggi occidentali. L’ultima rilevazione e’ del domenicale Observer secondo il quale l’Mi5 (il controspionaggio di Sua Maesta’) non lo blocco’ nonostante sapesse che fosse membro di una cellula terroristica che aveva legami stretti con gli organizzatori degli attentati (falliti solo perche’ esplosero i detonatori e non le cariche) del 21 luglio 2005 a Londra. Attacco, sempre con 4 attentatori suicidi, contro il sistema dei trasporti londinese che doveva essere una copia di quelli, purtroppo riusciti di 14 giorni prima, il 7 luglio, in cui 4 kamikaze si fecero saltare in aria sui convogli della metro e su un autobus massacrando 52 persone e 700 feriti.

Jihadi John è crescito in una famiglia del ceto medio, si è laureato in informatica prima di partire per la Siria, nel 2012. Ha cominciato a radicalizzarsi dopo essere stato arrestato perchè organizzava un viaggio per un safari in Tanzania, accusato dagli agenti dell’intelligence di voler recarsi in Somalia.

Ma «era un informatore degli #007 #Mi5». La commissione parlamentare per la sicurezza britannica, equivalente all’italiano Copasir, ha aperto un’inchiesta su alcune notizie circolate sui media londinesi secondo le quali l’intelligence qualche anno fa arrestò appunto “Jihadi John” ma poi cercò di reclutarlo come informatore. Una notizia che se fosse accertata “getterebbe discredito sull’intelligence”, scrivono alcuni media.
Una situazione sfuggita di mano agli 007?

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In sintesi l’Mi5, scrive l’Observer, “era consapevole della pericolosita’ di Emwazi 6 anni prima che apparisse nel video (del 19 agosto 2014) in cui decapito'”, primo di una lunga serie, l’ostaggio americano James Foley.
per l’intelligence britannica il cosiddetto ‘Jihadi John’ era una “person of interest” (nel diritto anglosassone una persona cui non e’ stato ancora attribuita la qualifica di “sospettato” di aver commesso un crimine ma su cui le indagini proseguono) sin dal 2007 per appartenere ad una cellula jihadista che reclutava volontari per unirsi ai qaedisti somali al Shebaab. Ma alla fine, sei anni dopo, riusci’ a scappare e unirsi ad Isis per iniziare la sua famigerata carriera di tagliagole.
Il tagliagole di Isis, nel 2010 stava pensando di suicidarsi. Era pronto al e’passo estremo perche’ non sopportava piu’ le pressioni e la sorveglianza continua – ma del tutto inutile alla fine – del controspionaggio britannico, l’Mi5. E’ quanto riferisce il Mail on Sunday secondo il quale Emwazi avrebbe confessato in una mail datata 14 dicembre 2010 la sua esasperazione e la pulsione suicida a Robert Verkaik, giornalista del Mail, cui racconto’ che si sentiva come “a dead man walking” (letteralmente ‘un moto che cammina’, ossia una persona senza futuro).
“Talvolta mi sento un ‘dead man walking’ ma non temo che possano essere (gli 007 dell’Mi5) ad uccidermi. Piuttosto temo che un giorno io possa prendere le pillole necessarie per dormire per sempre. Voglio solo che questa gente stia lontana da me”, scrisse Emwazi-‘Jihadi John’.
Intanto, le autorita’ kuwaitiane stanno monitorando diversi parenti del terrorista ‘Jihadi John’, che vivono e lavorano nel Golfo, dove e’ nato il boia dell’Isis. Tra i parenti di Mohammed Emwazi, che ha decapitato almeno 5 ostaggi occidentali per l’Isis, anche suo padre. Emwazi ha visitato il Kuwait diverse volte, l’ultima tra il 18 gennaio e il 26 aprile 2010.
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