Pescara, ragazze costrette ad abortire per prostituirsi: 13 romeni arrestati

prostituzione

 

Costrette dai loro aguzzini ad abortire per prostituirsi. La Polizia di Pescara ha sgominato una banda di romeni accusati di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento ed al favoreggiamento della prostituzione. Secondo le indagini, gli uomini della banda costringevano le prostitute ad avere rapporti sessuali non protetti con i clienti e quelle che rimanevano incinte venivano fatte abortire clandestinamente.

Le indagini, che sono durate piu’ di un anno e si sono basate su numerose intercettazioni e servizi di controllo e pedinamento, hanno consentito di appurare che l’organizzazione aveva monopolizzato, praticamente indisturbata, la zona sud di Pescara, praticando una gestione ‘imprenditoriale’ del giro di squillo. Il gip Nicola Colantonio (il pm e’ Giampiero Di Florio) ha disposto dieci custodie cautelari in carcere, una detenzione domiciliare e due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

Spietata banda di Rom segregava ragazze e le obbligava a prostituirsi. Vendute per 3000 euro

[callout template=”002″] Bergoglio: “I migranti, con la loro stessa umanita’, prima ancora che con i loro valori culturali, allargano il senso della fraternita’ umana“. [/callout] Delle 13 misure cautelari la polizia ne deve ancora notificare tre ad altrettante persone che fino a questo momento non sono state rintracciate. Due dei tre capi della banda, invece, erano gia’ in carcere e si sono visti notificare li’ la nuova misura cautelare. Il dirigente della Mobile, Pierfrancesco Muriana, ha parlato di un giro di affari di circa centomila euro al mese, sottolineando che buona parte di questo denaro finiva in Romania attraverso trasferimenti, ricostruiti dagli investigatori, effettuati con la Western union.

L’indagine che ha portato all’operazione di oggi parte da un’altra attivita’ investigativa che lo scorso anno ha consentito di arrestare cinque persone, sempre nell’ambito della prostituzione. Dopo quegli arresti la Mobile ha approfondito le vicende relative a quel gruppo di sfruttatori, ha definito l’organizzazione e scoperto quante ragazze erano controllate, e cioe’ una quindicina, tutte con meno di 30 anni.

E’ stata anche monitorata la capacita’ di rimodularsi del gruppo, considerato che dopo l’arresto dei capi sono state le donne-caporali ad assumere la guida. Si tratta di giovani legate sentimentalmente ai capi che in un primo momento si prostituivano e poi sono entrate nell’organizzazione per controllare le squillo. Fino a ieri sera le ragazze erano ancora a lavoro in strada, nonostante il freddo, e di certo saranno li’ anche stasera, dicono dalla Mobile, considerato che questi blitz non interrompono il giro, anzi aumenta la necessita’ di denaro per coprire le spese legali. Tra gli indagati anche due italiani, che si occupavano di accompagnare le prostitute e venivano ricompensati o in denaro o con prestazioni sessuali.

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Tra i reati contestati ai tredici indagati nell’inchiesta dalla Procura della Repubblica di Pescara su un giro di prostitute che esercitava l’attivita’ nella zona sud del capoluogo adriatico, c’e’ anche l’aver provocato l’interruzione volontaria della gravidanza di due squillo, con aborti clandestini avvenuti in un hotel della citta’. Una pratica illegale preoccupante, effettuata senza assistenza sanitaria e che ha portato una delle due giovani a rischiare la vita. Questa attivita’, promossa dalla banda di sfruttatori romeni smantellata oggi dalla polizia, e’ stata intercettata dagli investigatori della Squadra Mobile nel corso delle indagini e oggi e’ stata ricostruita in conferenza stampa dal dirigente della Mobile, Pierfrancesco Muriana.

Per provocare l’aborto alle due ragazze, ha spiegato, e’ stato somministrato – in quantita’ elevate – il farmaco Cytotec, un gastroprotettore, e entrambe hanno avuto problemi. Una delle due ha chiesto di essere soccorsa dai medici, ma le donne-caporale si sono rifiutate di chiedere aiuto e di portarla in ospedale mentre per l’altra e’ stato necessario il trasporto in ospedale perche’ stava molto male e doveva essere operata. E’ stata lei stessa, pero’, a lasciare il reparto su indicazione del suo fidanzato-protettore.

I farmaci sono stati individuati dalla polizia, cosi’ come la farmacia che li ha venduti e il medico che li ha prescritti a una delle donne caporale, ignaro dell’utilizzo che ne sarebbe stato fatto. Nei rapporti tra sfruttatori e ragazze “paura e minacce erano sempre presenti”, ha detto Muriana, anche per evitare che venisse svelato l’episodio dell’aborto. Entrambe le ragazze che hanno abortito illegalmente sono indagate e una delle due anche per far fatto abortire l’altra. (AGI) .

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