“Chi non vota conta eccome, riduciamo le firme per le iniziative popolari”

CHIURLI, “CHI NON VOTA CONTA: RIDUCIAMO LE FIRME PER INIZIATIVE POPOLARI”

Solo tremila firme per presentare una proposta di legge, sottoscrizioni ridotte della metà per i referendum: il consigliere regionale di Democrazia Diretta chiede di modificare lo Statuto della Toscana “per garantire la partecipazione di chi non si sente rappresentato dalla politica”

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Firenze, 18 dicembre 2014

“Chi non vota conta eccome: riduciamo le firme per presentare istanze di legge di iniziativa popolare e richieste di referendum abrogativi e consultivi”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale Gabriele Chiurli (Democrazia Diretta), autore di una proposta di revisione dello Statuto della Toscana diretta a “garantire la partecipazione dei cittadini che non si sentono rappresentati dalla politica”.

“Ogni tornata elettorale – sottolinea Chiurli – ci restituisce il quadro di un Paese che crede sempre meno nelle Istituzioni. L’astensionismo ha raggiunto livelli altissimi, quasi un cittadino su due preferisce disertare le urne piuttosto che esercitare il diritto di voto. E’ un fenomeno che non può essere liquidato dicendo che ‘chi non vota non conta’. Dobbiamo assicurare a tutti i cittadini la partecipazione ai processi decisionali, come prescrive la nostra Costituzione”.

A questo scopo il consigliere Chiurli propone di “abbattere la quota delle sottoscrizioni necessarie a presentare una proposta di legge di iniziativa popolare, portandola da 5mila a 3mila, e ridurre della metà le firme necessarie a presentare istanza di referendum abrogativo e consultivo, a livello regionale, portandole rispettivamente a quota 20mila e 15mila”.

“Inoltre è necessario sveltire i tempi burocratici: oggi – aggiunge Chiurli – una proposta di iniziativa popolare può giacere per nove mesi in un cassetto. Una gestazione che non sempre porta direttamente alla discussione in Aula, ma più spesso è finalizzata unicamente ad aprire il dibattito in Commissione. Una fase che può durare diversi mesi, prima che la proposta di iniziativa popolare approdi in Consiglio”. Chiurli propone pertanto di ridurre a sei mesi il termine entro il quale il Consiglio deve avviare la discussione sulle istanze che arrivano “dal basso”.

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