Isis e islam: Allam obbligato a ritirare la pubblicità del suo libro

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11 nov – Dopo aver suscitato polemiche qui in Italia tra i soliti perbenisti pro-islam, la copertina del libro di Magdi Cristiano Allam “Non perdiamo la testa”, è arrivata anche in America, dove è stata vista dalla madre di James Foley, il fotoreporter decapitato dai jihadisti dell’Isis. La foto degli ultimi istanti di vita di Foley, inginocchiato ai piedi del suo aguzzino, era stata utilizzata come cover del libro che raccoglie gli interventi di alcune firme de Il Giornale, curato proprio da Allam.

La madre di Foley, evidentemente convinta dalla propaganda di Obama (che ripete ossessivamente agli americani il mantra “ISIS non è l’islam”) ha deciso di querelare il giornale diretto da Alessandro Sallusti.

Quindi a ledere l’immagine, secondo la famiglia,  non sono stati i jihadisti Isis che hanno barbaramente straziato Foley ed hanno messo il video sul web, ma Magdi Allam che ne ha denunciato l’orrore.

Il Comitato di controllo per la pubblicità ha accolto l’esposto della famiglia Foley e dell’associazione Media & Diritto e ha ordinato la sospensione immediata della pubblicità del libro di Magdi Cristiano Allam ‘Non perdiamo la testa. Il dovere di difenderci dalla violenza dell’Islam‘, che ritraeva James Foley poco prima di morire, accanto allo slogan ‘2014, l’anno dei tagliagola’. Lo comunica sul suo profilo Facebook Luca Bauccio, legale dei Foley in Italia.

Il quotidiano sul quale è stata diffusa la pubblicità aveva comunque già provveduto a ritirare la foto del giornalista, a partire dal 28 ottobre, in seguito all’ondata di indignazione del web.”L’utilizzo, peraltro a quanto risulta non autorizzato, dell’immagine di James Foley per promuovere la vendita di un prodotto, con un messaggio che instaura un macabro rinvio con il titolo del libro, costituisce un‘inevitabile offesa alla dignità delle persona – si legge sull’ingiunzione pubblicata sul sito del Comitato di controllo per la pubblicità -. Infatti il gioco di parole e di concetti sul ‘perdere la testa’, correlato a quella immagine reale di sofferenza, si sostanzia in un cinico strumento di sfruttamento di sentimenti primari, di un dramma umano, emblema di atrocità, risultando in contrasto con l’art. 10 che impone tra l’altro il rispetto ‘della dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni'”.

 

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