Durante l’evasione il detenuto tunisino ha stuprato un’altra donna

tunisino

16 ottobre – Ritrovato a Selvazzano a 24 ore dalla fuga, lo stupratore tunisino di 28 anni, evaso mercoledì mattina dalla casa circondariale di Pordenone dopo avere steso un agente di polizia penitenziaria. 24 ore gli sarebbero però bastate a perpetrare l’ennesima violenza sessuale.

IL RITROVAMENTO A PADOVA. Le ricerche erano state estese a tutto il Nordest. Giovedì mattina, intorno alle 9, un agente fuori servizio ha notato un’auto con all’interno un uomo addormentato sui sedili. Subito si è insospettito e ha chiamato in ausilio alcuni colleghi, poco distanti. La pattuglia ha effettuato alcune verifiche sulla macchina, una Peugeot 306, risultata rubata la sera precedente ad una donna di Pordenone. Quel volto, agli agenti, è risultato subito familiare. Prima di essere arrestato, infatti, la foto segnaletica del 28enne era stata inviata a tutte le forze dell’ordine per facilitare le ricerche del criminale.

LO STUPRO. Una volta accertato che si trattasse proprio del detenuto evaso mercoledì, il tunisino è stato accompagnato in questura. Uno scenario raccapricciante quello che si è presentato agli agenti di polizia. Dietro il furto dell’auto impiegata per la fuga, una drammatica vicenda, l’ennesima violenza, subìta questa volta da una giovane di 28 anni, residente a Pordenone. La ragazza, giovedì mattina intorno alle 7, aveva chiamato il 112 per denunciare di essere stata derubata della propria automobile. Dal racconto fatto ai poliziotti, l’uomo le avrebbe teso un’imboscata all’esterno di una palestra a Cordenons, in provincia di Pordenone. Una volta uscita, l’avrebbe costretta a salire sulla Peugeot. Un viaggio disperato fino a Scorzè, nel Veneziano, durante il quale la donna sarebbe stata costretta a subire rapporti sessuali. Lì, l’avrebbe finalmente fatta scendere dall’auto, proseguendo la fuga da solo, fino a Padova.

LE INDAGINI. Il detenuto è stato arrestato per evasione. Ancora in questura a Padova anche l’automobile rubata. Sono in corso gli accertamenti sul mezzo per confermare la versione della giovane friulana, che al momento si trova in ospedale a Mirano. In queste ore, i carabinieri del nucleo investigativo lagunare stanno ascoltando la ragazza per ricostruire nei dettagli la vicenda. Oltre all’auto, la questura di Padova ha posto sotto sequestro anche gli abiti del tunisino, e una corda che aveva allacciata in vita, per trovare tracce biologiche che provino la violenza sessuale. Il particolare della corda potrebbe essere rilevante ai fini delle indagini. In passato, infatti, l’aggressore aveva legato le proprie vittime con una sciarpa per bloccarle e abusarne.

L’ARRESTO E L’EVASIONE. L’uomo era stato identificato e arrestato dopo che il 14 febbraio scorso aveva rapinato, sequestrato e tentato di violentare un’infermiera in via San Massimo. In seguito, gli erano stati attribuiti altri due episodi di violenza ai danni di due prostitute. Rinchiuso nel carcere di Pordenone, ne era fuggito mercoledì mattina, mettendo fuori gioco un agente addetto all’apertura porte con un colpo alla nuca. Nella stanza, loro due soli. Il tunisino stava pulendo la portineria. Un piano probabilmente studiato nei dettagli, visto che l’uomo è riuscito ad azionare giusto i pulsanti per aprire il portone di ingresso della casa circondariale e l’inferriata esterna. Giovedì mattina, il ritrovamento, nel Padovano.

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