Crac Cesi, Poletti: «Ci metto tutto quello che ho»

Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e una lavoratrice della Cesi
Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e una lavoratrice della Cesi

Imola, 22 luglio – Ammortizzatori sociali e ricollocazione dei lavoratori: sono queste le due strade lungo cui il Governo si muoverà per cercare di garantire un futuro ai 403 dipendenti della Cesi di Imola, il colosso dell’edilizia cittadina finito in liquidazione coatta amministrativa dall’8 luglio.
Fra di loro, anche alcuni dei 311 soci che hanno investito nella cooperativa fino a 36mila euro, per un capitale complessivo attorno ai 9 milioni, che corrono il rischio di perdere anche la quota sociale versata.

A tentare di rassicurare i lavoratori sul loro futuro ci ha provato il Ministro per il Lavoro Giuliano Poletti, ieri in città per partecipare al dibattito di chiusura della Festa del Pd, e che prima di salire sul palco di via Pirandello ha incontrato una sessantina di operai, la Rsu e le rappresentanze sindacali generali e di categoria all’Hotel Molino Rosso.
«Non posso essere il ministro della Cesi», ha chiarito Poletti a quei lavoratori che molto spesso lo hanno visto prendere parte alle assemblee della cooperativa, quando era Presidente di Legacoop, «ma ci metto tutto quello che ho».

Proprio domani mattina, le rsu, i sindacati e il liquidatore Antonio Gaiani sono convocati al dicastero del Lavoro per l’esame congiunto per la concessione della cassa integrazione straordinaria per 12 mesi.
«Siamo sicuri che il ministero avrà la consapevolezza che senza la Cigs si aprirebbe uno scenario devastante per tutti noi», hanno scritto i dipendenti in una lettera indirizzata al Ministro, approvata ieri mattina al presidio di via Sabbatani. «I 12 mesi di cassa integrazione li do per scontati quando non lo sono, ma non bastano», fa loro eco il segretario della Uil, Giuseppe Rago.

Qualche speranza in più potrebbe arrivare anche dall’incontro in programma martedì prossimo al Ministero per lo Sviluppo economico, chiesto dalla Regione Emilia-Romagna per affrontare il problema della crisi dell’edilizia nella nostra regione.
«Portiamo il tavolo anche a Bruxelles», suggerisce Danilo Francesconi della Cisl, «ma quello che serve è un tavolo di monitoraggio circondariale».

Di sicuro, fra i lavoratori c’è grande delusione per come i vertici dell’azienda hanno lavorato in questi ultimi anni.
«Si sono mangiati anche le fondamenta. Neanche il peggior padrone avrebbe fatto così», ha gridato uno degli operai al Sindaco di Imola Daniele Manca, a fianco di Poletti. «Qui le colpe ci sono e sono di una gravità fuori dal comune», commenta il segretario della Cgil, Paolo Stefani.

E con la capitolazione della Cesi si troverà a fare i conti l’intero territorio imolese: una prima stima approssimativa, tenendo conto dell’indotto fatto anche di artigiani e di piccole imprese, parla di circa 5/6mila famiglie coinvolte.

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