Emergenza fiumi: la Regione e Roma usano due mesi e due misure

RistoranteTevere

Due pesi e due misure nella valutazione e nella gestione delle situazioni di pericolo e delle emergenze legate ai nostri fiumi.
Verrebbe da pensare questo, guardando alla maniera in cui la Regione Emilia-Romagna non si è preoccupata della messa in sicurezza degli argini delle province di Bologna e di Modena, colpite pesantemente dall’ultima ondata di maltempo. Mentre per 13 anni si è accanita pur di riuscire ad ottenere la demolizione di un ristorante che, a suo unico ed insindacabile giudizio, avrebbe ostacolato il corso del fiume Tevere.
Verrebbe da pensare la stessa cosa anche guardando a come l’Autorità di Bacino del fiume Tevere permetta che a Roma e ad Ostia si continui ad edificare selvaggiamente lungo il corso e nell’area golenale del fiume. E si sia intestardita su un non problema alla sua sorgente.

Le cronache, anche nazionali, hanno portato alla ribalta il caso del Ristorante Tevere in Località Ocri di Verghereto (Forlì-Cesena). Costruito ed inaugurato a poca distanza dalla sorgente del fiume all’inizio degli Anni Cinquanta, e demolito il 9 maggio dello scorso anno.
Fino al 2000 nessuna istituzione, a nessun livello, ha mai sollevato criticità tali da giustificare qualsiasi intervento di adeguamento della struttura, né tantomeno di abbattimento. Fino a quando l’Autorità di Bacino del fiume Tevere ha cominciato a sollevare l’ipotesi di una delocalizzazione del locale, prevedendo un risarcimento di 50.000 euro per i proprietari, la famiglia Ceredi.
Soldi, secondo i Ceredi, non sufficienti per sostenere le spese di demolizione e di ricostruzione del ristorante. Di fronte alle richieste dei proprietari, però, la Regione comincia a fare muro. Fino a quando non scadono prima la concessione demaniale, e successivamente i termini per presentare ricorso contro questa decisione. E Viale Aldo Moro si è ritrovata con le mani libere da qualunque impegno.

A niente sono servite le proteste, anche eclatanti, come quella in Piazza del Quirinale a Roma. O la minaccia di Davide Fabbri (nipote di Benito Mussolini, meglio conosciuto come “Il vikingo”) di darsi fuoco pur di impedire la demolizione del locale. O le denunce che lo stesso Fabbri ha presentato contro il Presidente della Regione Vasco Errani e il Segretario generale dell’Autorità di Bacino del fiume Tevere Giorgio Cesari.
«Dove non è riuscito il terremoto lo fa la Pubblica Amministrazione», recitava il chiarissimo striscione comparso davanti al ristorante nei giorni precedenti il suo abbattimento. Fra l’altro, annunciato ai proprietari non dalla ditta incaricata di eseguire il lavoro, ma da una telefonata del giorno successivo da parte di una giornalista del quotidiano La voce di Romagna che voleva raccogliere una loro dichiarazione.

Che cosa abbia fatto precipitare la situazione, non è dato saperlo con sicurezza.
Al posto del locale, però, è sorto un parcheggio. E su nessun lato compare una qualsiasi indicazione di pericolo di esondazione del fiume, o di dissesto idrogeologico.
Ad usufruire del parcheggio, il vicino Albergo Monte Fumaiolo, di proprietà e sotto la gestione dalla Diocesi. Che più di un cittadino/turista ha segnalato alle cronache locali, quando i lavori di ampliamento hanno stravolto il paesaggio circostante.
E, intanto, il ponte della Provincia continua a costringere il letto del fiume in uno spazio ancora più stretto di quanto facesse il ristorante.

AGGIORNAMENTO 17 OTTOBRE 2014

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