Zone d’ombra nella Resistenza italiana: Porzûs del regista Martinelli

porzus

di Domenico Rosa

In occasione della Giornata del Ricordo l’associazione Lyceum Club di Firenze ha dedicato il 6 febbraio una serata all’eccidio di Porzûs, località friulana, dove avvenne l’assassinio di 20 ‘fazzoletti verdi’, partigiani di area cattolica della brigata Osoppo. Il massacro fu compiuto dai combattenti comunisti delle brigate Garibaldi. Tra le persone giustiziate senza pietà troviamo il fratello dello scrittore Pier Paolo Pasolini, Guido, e lo zio omonimo del cantautore Francesco de Gregori.

In sala è stato proiettato il film di Renzo Martinelli, il regista ha avuto il coraggio di raccontare, già nel lontano 1997, uno dei tanti episodi bui della Resistenza italiana avvenuto il 7 febbraio del 1945. In sala è presente Miriam Andreatini, esule istriana, delegata per la provincia di Firenze dell’Anvgd, Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Introduce la serata Zeffiro Ciuffoletti, docente di Storia del Risorgimento all’Università di Firenze.

Lo storico, prendendo le distanze da illustri colleghi, ci tiene a precisare come la tragedia di Porzûs non sia un fatto isolato della Resistenza, ma una delle tante spedizioni punitive, vendette, messe in atto da chi lottava contro il Fascismo non per la Patria ma in favore degli interessi sovietici. A un certo punto quando la guerra è ormai agli sgoccioli e i tedeschi sono in ritirata vengono fuori le differenze ideologiche tra i vari gruppi del CLN. La violenza che si scatena è per il predominio politico dopo la caduta del Fascismo, i partigiani comunisti combattono per far entrare l’Italia nell’orbita sovietica, ma a Yalta i grandi della terra, Roosvelt, Churchill e Stalin, si sono divisi il mondo e la penisola italiana rientra nella sfera di influenza angloamericana.

Come dicevamo le ombre che si addensano sul periodo resistenziale sono molteplici. Tra le esecuzione sommarie partigiane Ciuffoletti ricorda un caso di cui ha avuto la possibilità di leggere le carte e studiare a fondo, quello di Torquato Nanni. Socialista romagnolo della prima ora, poi durante la guerra civile membro delle brigate Giustizia e Libertà. Nanni venne ammazzato come un cane insieme all’amico Arpinati (che aveva tentato di salvare) il 22 aprile del 1945 in località Malacappa nei pressi di Bologna dai comunisti dei Gap. Il gruppo di fuoco composto da quattro uomini e due donne dopo la duplice esecuzione spogliò i corpi dei loro averi e salutò i parenti delle vittime rimaste atterrite col pugno chiuso.

Il poeta Ezra Pound dedicherà a Nanni il canto 91: “Nanni fu tre anni con Battisti ma fucilato fu dopo Salò. Si gettò davanti all’amico (Arpinati) ma non poté salvarlo”. (Canti Pisani).

La lezione del professore, da sempre voce fuori dal coro, mai appiattito ai dettami della storiografia marxista imperante a Firenze, cattura i presenti che ascoltano con grande attenzione. Ciuffoletti non ha paura delle parole e da storico consumato afferma: “Nel caso dell’eccidio di Porzûs il Comunismo è il movente. I partigiani comunisti erano asserviti ai titini. Il Comunismo è spregiudicatezza, non guarda all’uomo”.

Alla componente ideologica va aggiunta quella etnica. “La più tremenda”. Nei territori ai confini accadranno gli episodi più cruenti: “Bisognava eliminare tutti gli italiani. – spiega Ciuffoletti -. Tutto ciò che era italiano andava estirpato”.

I fazzoletti verdi da veri italiani combattevano per la Patria e hanno pagato il loro impegno col prezzo della vita, non avrebbero mai permesso al IX Corpus sloveno di invadere i territori italiani. Questa la loro colpa e per questo condannati all’oblio. Un plauso va quindi a Martinelli che ha spezzato il silenzio. Senza entrare nei tecnicismi da cinefili, il film rende giustizia alle vittime di una barbarie ideologica troppo spesso passata in secondo piano. Il Comunismo non può ancora essere giudicato per le promesse ma deve esserlo per le vicende di sangue che lo hanno caratterizzato. A questo proposito Ciuffoletti cita Norberto Bobbio, il grande intellettuale ha sempre detto di avere visto nel Comunismo un più elevato valore etico, ma che in fin dei conti ha attuato gli stessi metodi spietati e violenti di tutti i regimi totalitari.

Lo scorso 2 febbraio, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha dichiarato: “Conoscere e ricordare Porzûs è un dovere per tutta la comunità nazionale”. La nostra storia, ancora troppo contaminata dalla politica, ha solo bisogno di verità e obiettività

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