La liberalizzazione della cannabis serve allo Stato per fare cassa

marij11 GENN – Gli echi statunitensi sembrano arrivare fino a noi. L’ultimo Stato d’Oltreoceano ad aver legalizzato la marijuana è il Colorado che ha permesso l’uso terapeutico, “ricreativo” e quindi l’apertura di esercizi commerciali per la vendita legale della cannabis. Notizie di stampa rivelano che gli introiti nella prima settimana sono stati di almeno 5 milioni di dollari. Significa guadagni sicuri per i privati ma anche per lo Stato gestore. Mentre il governo federale valuta di estendere la legalizzazione a fini terapeutici a tutta l’Unione, in Italia qualche economista prova a fare due conti.

Entrate fiscali – Mario Rossi dell’Università la Sapienza ha calcolato che se l’Italia seguisse gli Usa, le imposte sulle vendite frutterebbero dai 7 ai 10 miliardi di euro all’anno. Dai redditi invece deriverebbe una somma compresa tra lo 0,5 e i 3 miliardi di euro.

A Wall Street è già cominciata la speculazione sulla marijuana

A questi introiti si dovrebbero aggiungere i risparmi derivanti dalla diminuzione della popolazione carceraria. Secondo il radicale Marco Perduca, infatti, almeno 9mila persone sono detenute per effetto della legge Fini-Giovanardi che, come è noto non distingue le droghe leggere da quelle pesanti, introducendo limiti bassissimi alla detenzione per uso personale. Il risultato è che le carceri pullulano di detenuti per reati correlati e di tossicodipendenti che, come dice il senatore Manconi (Pd), estensore della proposta di legge sulla depenalizzazione dell’uso e della coltivazione della cannabis, “dovunque dovrebbero stare tranne che in carcere”. Se tutti costoro abbandonassero le celle, il risparmio per lo Stato sarebbe di oltre un milione di euro al giorno.

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