Siria: partenza delle navi italiane richiesta esplicitamente da alti comandi Usa

maestr5 sett – Chi ha ordinato al cacciatorpediniere Andrea Doria e alla fregata Maestrale di salpare dal porto di Taranto? Il Congresso degli Stati Uniti ha dato l’Ok all’intervento militare suggerito da Barack Obama, ma non risulta da nessun atto che il Parlamento italiano abbia votato una risoluzione dello stesso tenore. Secondo fonti del Comando operativo Interforze (COI), il levate l’ancora per la Doria è stato dato dal Capo di Stato maggiore della difesa Luigi Binelli Mantelli, mentre Maestrale ha preso il largo per disposizione del Capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi. Sembra però che la partenza delle due navi “verso Sud Est” non sia stata condivisa tra i comandanti. E che la partenza dell’Andrea Doria sia stata richiesta esplicitamente dagli alti comandi Usa. E’ la procedura standard? Dal COI fanno sapere che “non è così”.

Un’affermazione che preoccupa, soprattutto se letta alla luce di quanto è avvenuto mercoledì 4 settembre quando contattati telefonicamente da Tiscali Notizie il viceministro degli affari Esteri, Lapo Pistelli (“si tratta di un’esercitazione”), il vice presidente della Commissione Difesa, Massimo Artini (M5S) (“il tempo d’informarmi”) e il segretario di Stato al Ministero della Difesa, Gioacchino Alfano (Pdl) hanno in sostanza affermato di non sapere nulla di quanto era stato deciso dai vertici militari. Preoccupa anche il silenzio del ministro della Difesa Mario Mauro che sinora non ha ritenuto opportuno spiegare agli italiani il perché di questa decisione. Forse di questo si parlerà anche nel corso del G20: “Ribadirò a Obama la nostra impossibilità per motivi di quadro giuridico” a partecipare a eventuali azioni “senza l’egida dell’Onu” ha detto Letta.

Un comunicato redatto dal M5S conferma che i vertici della politica italiana non erano stati informati delle decisioni dei due ammiragli. “Il Parlamento deve essere messo in condizione di conoscere la modalità secondo cui il cacciatorpediniere Andrea Doria è partito per recarsi al largo della Siria. Il ministro Mauro venga immediatamente in Parlamento a riferire” hanno chiesto i deputati M5S delle commissioni Difesa ed Esteri. “L’ufficio di gabinetto del Ministero della Difesa ci ha fatto presente che la nave sarà lì come supporto logistico in attesa di capire l’evolversi della situazione”, rilevano i deputati M5S.

Prima della presa di posizione dei grillini, era stata diffusa una versione proveniente da “fonti qualificate” ripresa anche dalle agenzie di stampa: ” Doria si sta dirigendo verso il Libano, mentre Maestrale è ancora in approntamento, ma dovrebbe seguirla a breve, perché lì ci sono circa 1200 soldati italiani dell’Unifil e potrebbe essere necessario assicurare loro un’adeguata protezione, se non evacuarli”. Qualche ora dopo Binelli in un’intervista all’emittente SkyTg24 ha ribadito che “nell’eventualità di un attacco internazionale in Siria, una nave italiana (e non due, come prima affermato ndr) è stata inviata in rinforzo al largo del Libano per proteggere i militari italiani impegnati nella missione Unifil”. Dal COI arrivano invece altre notizie: “Il Maestrale sta già raggiungendo l’area di posizionamento”. Binelli ha concluso che ove vi fosse un’operazione militare nei confronti della Siria, l’allerta già esistente “sarà ulteriormente rafforzata per garantire gli interessi italiani e dei connazionali all’estero”.

Il compito “ufficiale” delle due navi italiane dovrebbe essere, dunque, quella di offrire una via di fuga ai nostri soldati impegnati in Libano. Perché allora il ministro della Difesa non ha ancora espresso il suo parere? Perche il ministro degli Esteri Emma Bonino tace? Perché il Parlamento non è stato ancora riunito? I provvedimenti che riguardano il nostro Paese devono passare dal Parlamento. “Come d’altronde – hanno fatto notare il grillini – ha già fatto l’Inghilterra. Continuare a svuotare di competenze la Camera e il Senato è un vero attentato al parlamentarismo su cui si basa la nostra Costituzione. Non può essere il Consiglio supremo della Difesa né tanto meno il ministro Mauro a decidere sulla partecipazione del nostro Paese a un conflitto”. E’ necessaria, è il sunto, un’azione politica, che il governo finora non ha intrapreso, “limitandosi a simboliche prese di posizione”.
tiscali

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