La famosa “crescita” è un esercizio retorico buono per rabbonire i citrulli

citrulli

29 giu – Di Berlusconi si può pensare, legittimamente, tutto il male possibile ma non si può negare che si tratti di un uomo che possiede intuito, lungimiranza e coraggio. “Letta sfori i parametri europei”, ha detto l’altro ieri un Cavaliere in forma smagliante, “tanto quelli (cioè il politburo di Bruxelles, ndm) non ci cacciano”. Il capo del Pdl ha racchiuso in pochissime parole un programma politico molto migliore, esauriente e concreto, rispetto a tutte le fumisterie messe nero su bianco da combriccole di non meglio precisati “saggi” sempre alla ricerca di sospirati seggi.

Senza cioè mettere in discussione alcune scellerate regole europee, pensate proprio per realizzare lo scempio che viviamo, l’agognata “crescita” rimarrà nei secoli uno sterile e vuoto esercizio retorico buono per rabbonire i citrulli. Se gli italiani avessero buona memoria, ricorderebbero certamente con orrore le pacchiane campagne mediatiche che accompagnavano i meschini provvedimenti adottati dal governo degli “ottimati” guidati dallo svampito reazionario Monti.

Chi di voi ha dimenticato, ad esempio, il fantasioso progetto “Cresci Italia” che doveva seguire a ruota la medicina amara contenuta nel vagamente biblico decreto “Salva Italia”? Abbiamo visto come è andata a finire. Enrico Letta si è posto su un piano di perfetta continuità rispetto alle pantomime del precedente governo, privilegiando provvedimenti-spot perfettamente inutili, quando non dannosi, da spacciare per grandi riforme in grado di fare uscire il Paese della “crisi”. Ma quello che ancora molti non hanno capito è che Letta, sull’esempio di Monti, esercita il potere proprio in quanto flaccido garante di uno status quo che non vuole e non può mettere in discussione alcuni capisaldi concettuali che garantiscono il progressivo svuotamento del benessere diffuso tipico delle società occidentali, vero quanto dissimulato fine di questa tragedia moderna che oramai soltanto i ciechi e gli stupidi derubricano a questione di natura meramente tecnico-economica.

Rispettando cioè in ossequioso e servile silenzio la norma che impone il limite del deficit fino ad un massimo del 3%, unito alla diabolica elevazione del pareggio di bilancio a prassi di valore costituzionale, l’Italia non  potrà che accelerare nella sua folle corsa verso l’abisso. Con buona pace dell’appena varato decreto “Fare” (ridere) che si occupa di motonautica, mediazione  e qualche elemosina, mentre il paese brucia e si dispera. Enrico Letta, che è andato al G8 in Irlanda con la stessa eccitazione di un liceale alla gita del quinto anno (Obama crede in noi? Wonderful!), è costretto a muoversi come un equilibrista: da un lato deve garantire il mandato ricevuto provocando un ulteriore impoverimento della società italiana nel suo complesso (quindi deve aumentare l’Iva, confermare l’Imu e in aggiunta cominciare a tagliare servizi essenziali e universali che innervosiscono le élite); dall’altro deve tentare di occultare tali finalità filonaziste attraverso la mozione dei buoni sentimenti (lavoro ai ggiovani!), la diffusione di menzogne pelose e deresponsabilizzanti (non caricheremo le difficoltà sulle spalle delle future generazioni!), il tutto condito da un atteggiamento di recitata prostrazione, curiale e dimesso, che dovrebbe permettere al nipote di Gianni di continuare a rimanere in politica anche una volta terminato il lavoro sporco (Monti docet)

Ora di fronte ad uno scenario del genere, è chiaro che le sortite tardive di Silvio Berlusconi rischiano di provocare salutari effetti destabilizzanti. Se la pubblica opinione dovesse mai comprendere che la crisi non è il risultato di  una condanna divina bensì il frutto di una precisa e sadica scelta politica destinata a cambiare in peggio il volto del Vecchio Continente, le cose potrebbero improvvisamente prendere un’altra piega.

Alcuni mi dicono: “Ma che credibilità ha uno come Berlusconi che prima accetta tutti gli ordini impartitigli dalla Bce (anticipo del pareggio di bilancio compreso) e poi cade dalle nuvole, denuncia l’insensatezza di alcune regole e  cita perfino Krugman?” Nessuna rispondo io. Solo che il problema non è questo. Berlusconi era giustizialista ai tempi di Mani Pulite, garantista quando governava lui, turbo-liberista negli anni ruggenti della globalizzazione selvaggia e si accinge ora a morire keynesiano una volta metabolizzato il cambiamento del clima generale.

Berlusconi non è un politico ma un uomo dall’olfatto prodigioso destinato a vivere in perenne simbiosi con un elettorato mutevole e disorientato sempre alla ricerca di un istrione pronto a ripetere quello che di volta in volta vuole sentirsi dire. A questo bisogna aggiungere un altro elemento non secondario: Berlusconi sa di essere nel mirino della massoneria reazionaria per ragioni che ho già ampiamente illustrato in alcuni articoli passati (clicca per leggere) e, nella speranza di ottenere una pace onorevole, minaccia di preparare una guerra lunga e logorante per tutti.

Nel caso in cui questa sera la Consulta dovesse trovare un appiglio per scacciare i cattivi pensieri che ronzano nella testa del Cavaliere, lo “statista di Arcore” (ho scritto “statista” non “stalliere”) eviterà in futuro di toccare argomenti decisivi e sensibili. Ma se, come penso, gli ermellini daranno invece torto al capo del Pdl, già da domani ci sarà di sicuro da divertirsi. Berlusconi infatti scaricherà comprensibilmente tutta la sua frustrazione sul governo di Enrico Letta, creatura di quel Giorgio Napolitano che ha già ricevuto il conforto della Corte al fine di ordinare la distruzione delle intercettazioni intercorse tra lo stesso Capo dello Stato e l’indagato Nicola Mancino.

Un detto calabrese dice che “si rispetta il cane per non fare torto al padrone”. Bisogna però capire fino a che punto questa massima vale. In ogni caso, aldilà delle intuibili motivazioni personali, la posizione di Berlusconi è ineccepibile. Mentre il Pd, sempre più confuso, inutile e dannoso, continua senza sosta a difendere le politiche del rigore in salsa comunitaria che provocano quotidiani suicidi.

Meglio Berlusconi che afferma una verità oggettiva per perseguire interessi privati, di uno come Epifani che continua a difendere questo mostro di Ue magari perché realmente convinto della bontà di alcuni malefici dogmi. In conclusione, gli eventi inducono Berlusconi ad abbracciare e rilanciare  per l’occasione le sacrosante analisi di Paul Krugman; mentre il Pd, cascasse il mondo, rimane nei secoli fedele a difesa delle posizioni di  Mengele. L’esperimento per loro può evidentemente concludersi solo con la definitiva morte della cavia Italia.

Francesco Maria Toscano

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One thought on “La famosa “crescita” è un esercizio retorico buono per rabbonire i citrulli

  1. coraggioso? E allora perché non lo ha fatto lui? Perché nemmeno un anno fa ha approvato il FISCAL COMPACT?
    Perché il suo partito ha ratificato il six pack?
    Riguardo alla politica nazista, sarà il caso che si approfondisca la politica economica dell’epoca, guardando ai meri dati. La banca era pubblica. Inotlre proprio gli stati uniti d’europa furono concepiti a Washington e la propaganda recitava che così si sarebbe evitato l’insorgere di una nuova Germania nazista. O forse, gli yankee semplicemente volevano sostituirsi a loro? Il Datagate ne è solo l’ultimo esempio o davvero pensiamo che la Ue era stata concepita per essere “libera” dal giogo USA?

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