Pm: la Jolly Nero troppo veloce e non diede segnale d’allarme

genovaGENOVA, 12 giu – Scelte azzardate, avarie, velocità e anche l‘omesso segnale di allarme alla Torre piloti: sono le ipotesi dell’accusa riportate nell’invito a comparire per gli indagati nell’inchiesta sul disastro avvenuto nel porto di Genova il 7 maggio scorso, quando il cargo Jolly Nero della compagnia Messina urtò, abbattendola, la Torre Piloti causando nove morti.

Il Corriere Mercantile e La Repubblica sono venuti in possesso dell’invito a comparire. Il comandante della nave Roberto Paoloni e il pilota Antonio Anfossi (indagati di omicidio colposo plurimo) non avrebbero fatto “alcuna segnalazione di emergenza”, non hanno avvertito “via radio il personale della Torre non consentendo di mettersi in salvo”.

Nell’invito a comparire inviato agli indagati che sono oltre a Paoloni e Anfossi il primo ufficiale Lorenzo Repetto, il terzo ufficiale Cristina Vaccaro e il presidente del Cda della compagnia ‘Ignazio Messina’, Andrea Gais, si parla di “negligenza, imperizia e imperizia” per Paoloni, Anfossi e Repetto e dice l’accusa “per aver impostato una manovra con una nave dotata di una sola elica e quindi con scarse capacità di manovra a marcia indietro e dotata di un solo propulsore di vecchia concezione (in quanto per passare dalla marcia indietro alla marcia avanti è necessario fermare il propulsore e poi riavviarlo) e malgrado fosse del tutto prevedibile la possibilità di una avaria al motore (del resto già verificatasi più volte ed anche pochi mesi prima)”.

Secondo l’accusa, il comandante e il pilota, consapevoli dei rischi, non hanno richiesto “al concessionario il servizio di rimorchio mediante consegna della nave (nel qual caso i rimorchiatori avrebbero provveduto a garantire l’evoluzione mediante la propria propulsione e sarebbe stati in grado di arrestare in ogni momento l’evoluzione)”. Hanno invece richiesto l’assistenza dei rimorchiatori “al solo scopo di effettuare la rotazione della nave”. Nell’invito a comparire si parla chiaramente del contagiri rotto e si fa riferimento alla velocità “di oltre 3,4 nodi del tutto inadeguata alle capacità evolutive della nave”.

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