Caso Marrazzo: in Regione chiamo’ il trans Blenda

blenda11 giu. – Su due utenze riservate della Regione Lazio, nel luglio 2009, a pochi giorni dal blitz compiuto da due carabinieri infedeli che sorpresero Piero Marrazzo nell’appartamento del trans Natali in via Gradoli, arrivarono due telefonate che allarmarono non poco lo staff della segreteria del Governatore: “Uno chiamo’ qualificandosi come Giorgio il carabiniere, un altro disse di essere Blenda il transessuale (morto in circostanze misteriose nel novembre di quell’anno, ndr). Volevano parlare direttamente con il presidente ma spiegai che non era possibile”.

Lo ha raccontato in tribunale Andrea Cocco, all’epoca capo della segreteria di Marrazzo. “I due – ha proseguito Cocco, sentito come testimone nel processo ai carabinieri che tentarono di ricattare Marrazzo con un video girato in quella casa – mi lasciarono alcuni numeri di cellulare. Io, come prassi, avvertii il presidente che disse di lasciar correre”.

Il tribunale ha raccolto anche la deposizione di Adolfo Luciani, nel 2009 responsabile del controllo strategico in Regione nonche’ uomo di fiducia di Marrazzo. A Luciani, la cui posizione e’ stata archiviata dopo essere stata iscritta per false informazioni al pm e favoreggiamento, l’allora governatore affido’ una delega ad operare su un conto corrente per effettuare alcuni pagamenti di tipo personale. “Ricordo che in quel periodo effettuai due prelievi da 5mila euro dal conto, soldi che diedi a Marrazzo“, ha detto Luciani, cui era stata affidata anche la gestione di un blocchetto degli assegni, sempre legato al conto del governatore: “Lo conservavo in ufficio ma il 12 luglio 2009 mi accorsi che era sparito. Non lo trovai piu’ e quando lo dissi a Marrazzo lui mi invito’ a sporgere immediata denuncia.

Di quel libretto fu staccato un solo assegno che Marrazzo utilizzo’ per pagare un meccanico che aveva effettuato delle riparazioni alla sua auto”. In una precedente udienza, Marrazzo racconto’ di aver consegnato il 3 luglio 2009 tre assegni per complessivi 20mila euro ai due carabinieri che lo avevano sorpreso nella casa del trans e di non aver piu’ saputo nulla: “Quando il mio segretario mi disse che non trovava un blocchetto, sfruttai la casualita’ del fatto, dicendogli di andare a fare subito una denuncia”.

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