Vogliono fare dell’Italia una nuova Grecia

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12 febbr – Nel tritacarne mediatico sempre più asservito alla finanza ed ai potentati di turno, non ha trovato spazio una comunicazione del Ministero dell’Economia del 17 dicembre 2012 in cui si leggeva che a partire dal nuovo anno ”le nuove emissioni di titoli di Stato aventi scadenza superiore ad un anno saranno soggette alle clausole di azione collettiva”.

E allora? Che significa?…

Non è una notizia da poco ed anzi, ritengo sia decisamente preoccupante per quanti ancora ripongono fiducia in un sistema finanziario basato sul debito .

Le clausole di azione collettiva, CAC, in vigore a partire dal 1 gennaio 2013, consistono nella possibilità di uno Stato che versi in condizioni di difficoltà finanziaria, di rimodulare in modo coercitivo gli impegni presi verso i sottoscrittori di titoli del debito pubblico.

In pratica, questa possibilità, prevista dal Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), rappresenta una sorta di pre-fallimento di uno Stato, laddove si certifica che a fronte di difficoltà di pagamento del debito, questo può arbitrariamente rinegoziare le condizioni, tassi e scadenze ,del debito originariamente contratto, vincolando di fatto i sottoscrittori.

Insomma, se fino al 2012, i titoli di stato avevano la garanzia del rimborso al valor nominale, dal gennaio del 2013 questa garanzia non c’è più.

In via transitoria, si è stabilito di applicare inizialmente il meccanismo delle CAC al 45% del debito emesso in un anno, ma non è difficile pensare che presto tale soglia verrà portata al 100%.

Ovviamente, tale decisione non concorre a creare un clima di fiducia nei confronti dell’Italia ed anzi, diversi operatori economici sostengono che “il limite di emissione del 45% è sicuramente una tutela affinché la maggior parte dei titoli di debito pubblico di nuova emissione resti garantito così come lo sono sempre stati – scrive Pasquale Marinelli, collaboratore del sito di finanza Wall Street Italia – ma […] quanto tempo passerà affinché tale limite venga modificato e aumentato, fino ad avvicinarsi al 100%? Che grado di affidabilità avrebbero questi titoli nei confronti degli investitori, di cui lo Stato emittente può cambiare le condizioni iniziali di sottoscrizione, quando più conviene ad esso?”.

Interrogativi leciti che lasciano spazio ad inquietanti risposte.

Per capire come e cosa potrebbe accadere in Italia, possiamo analizzare quello che è successo in Grecia, dove il meccanismo delle CAC ha già trovato applicazione.

In Grecia, il debito pubblico originariamente contratto dal Governo di Atene, è stato “rimodulato” sulla base dell’applicazione delle clausole di azione collettiva, che hanno determinato una adesione pari al 95% del totale.

Il raggiungimento di detta soglia di adesione ha riempito d’orgoglio il Governo greco, al punto da indurlo a dichiarare che “Il governo greco e’ soddisfatto dal successo ottenuto dalla sua offerta di swap del debito: si tratta di un momento storico”.

Storico sicuramente, ma per chi?

Utilizziamo una tabella per comprendere come è avvenuto lo swap del debito greco e chi in ultima istanza ne trarrà giovamento.

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Potremmo definirlo un successo… adesioni dopo le CAC al 95,7% del totale. Evviva !! La Grecia è salva! Il popolo greco ha scongiurato il rischio di finire in miseria!! E invece no!!

Purtroppo, le cose non sono mai quello che sembrano . Quanti dei 130 miliardi stanziati dall’Unione Europea vanno realmente a finire nelle tasche dei greci?

Il seguente grafico, mostra come siano suddivisi i creditori della Grecia, e dunque a chi vanno in ultima analisi i miliardi di aiuti erogati.

 

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Le istituzioni finanziarie fuori dalla Grecia ricevono il 40 per cento del pacchetto di salvataggio, le banche greche il 23 per cento e la Banca centrale europea il 18 per cento.
Il restante 19 per cento è destinato alle necessità di finanziamento della Grecia stessa.

In altre parole: più dell’80 per cento del pacchetto di salvataggio finisce nelle mani dei creditori, fuori dalla Grecia e alla Bce.

Dunque, tirando le fila:

  1. i Governi europei tassano i propri cittadini ( chi più come l’Italia e chi meno, perché non tutti hanno avuto la disgrazia di avere Monti come premier);
  2. dopo aver tassato ed incassato, i Governi dei singoli Paesi sottoscrivono le quote dell’ ESM, ciascuno in proporzione alla dimensione della propria economia ( l’Italia verserà circa 125 miliardi di euro);
  3. l’ESM, realizzato per garantire la stabilità del sistema,dopo aver obbligato la Grecia a misure di rigida austerity, decide di sostenere il debito greco, prestando 130 miliardi a fronte di una rimodulazione del debito stesso sulla base delle CAC;
  4. il debito viene dunque riscadenzato, vengono variati i tassi ed allungate le scadenze, ed i creditori sono di fatto costretti ad accettare;
  5. alla fine alla Grecia ed al suo Governo arrivano meno del 20% degli aiuti promessi.

I miliardi dei contribuenti europei non salvano la Grecia, ma le banche creditrici. Insomma è l’ennesima partita di giro in cui le istituzioni finanziarie (ESM) prestano allo Stato per rimborsare in ultima istanza lo  stesso sistema bancario.

Chi può ancora fidarsi di questa gente ?

Ieri sera e concludo, ho assistito all’ennesimo dibattito in televisione dove tra tanti politici in cerca d’autore ed aspiranti tali, erano presenti anche economisti come Boldrin, candidato per il movimento di Giannino.

Ecco; fin quando andranno simili  figure a spiegare l’economia agli italiani, allora non ci saranno grandi speranze per il Paese di risollevarsi dalla depressione che ci attanaglia; fin quando si continuerà a fare terrorismo finanziario dicendo che senza l’Euro ci sarà fame e miseria, dimostrando ignoranza sia per l’economia che per la storia, buttando cifre   a casaccio solo per avvalorare ragionamenti farlocchi, non ne usciremo.

Boldrin è il tipico esempio di professore universitario abituato a pontificare da dietro un cattedra, che non ha ben capito come funziona l’economia, non ha previsto nulla della crisi che si è abbattuta sulle economie mondiali, ma ha le soluzioni per tutto.

Che credibilità hanno fondando le loro tesi sull’inganno mediatico?

Io Amo l’Italia  pone al centro del programma non la moneta, le banche e la finanza ma le persone; la moneta è lo strumento attraverso cui ridare speranza, fiducia e dignità ad un Paese, alle sue famiglie, alle sue imprese.

Viva l’Italia!

Viva Io Amo l’Italia!

di Stefano Di Francesco

 

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