Mario Monti era consapevole dei loschi affari pedofili della Goldman Sachs?

6 genn – Il denaro non puzza e gli affari sono affari e, con buona pace de “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” di Max Weber, quello della più antica professione del mondo, soprattutto se esercitata con la coercizione dalle minorenni, è un affare eccellente.

Come poteva essere ignorato dalla più grande banca di affari del mondo che malgrado le sue primarie responsabilità nella crisi economica che sta sconvolgendo il pianeta continua ad occupare i vertici governativi e i massimi istituti internazionali dell’occidente? Non lo ha pertanto ignorato la Goldman Sachs che dall’anno 2000 fino ad un mese fa ha acquistato e co-diretto una compartecipazione del 16% nella più grande compagnia americana specializzata con il suo Web Site nella promozione e nello sfruttamento della prostituzione soprattutto di quella minorile.

La Goldman Sachs, secondo le rivelazioni del New York Times, dal 2000 al marzo del 2012 ha detenuto il 16% delle azioni della “Village Voice Media” specializzata nel traffico sessuale di escorts minorenni: uno dei massimi dirigenti del gigante finanziario ha fatto parte del suo consiglio di amministrazione. Disdicevole pensare che Mario Monti, consulente della Goldman per l’Europa, ne fosse a conoscenza.

Monti sta facendo i SUOI compiti: per privatizzazioni Goldman Sachs è advisor

A sua insaputa? Difficile sostenerlo come ha tentato di fare perché nel consiglio di amministrazione della compagnia, la Village Voice Media, sedeva il signor Scott L. Lebovitz, uno dei managing directors della Goldman, almeno fino al 2010 quando la magistratura e il Congresso hanno varato le prime indagini sulle lucrose attività della compagnia che negli USA deteneva il 70% della promozione di questo obbrobrioso mercato. All’inizio di due anni fa il Lebovitz si è dimesso, ma solo il 29 marzo u.s. la Goldman Sachs si è disfatta di questa sua imbarazzante compartecipazione.

E’ stato il New York Times di domenica 1 aprile 2012 a rivelare risultati di un’inchiesta condotta sulla vicenda da Nicholas D. Kristof, uno dei più autorevoli giornalisti e commentatori economici del quotidiano. “La più grande piattaforma del traffico sessuale di giovanette di età minore negli Stati Uniti sembra essere un sito internet chiamato Backpage.com – scrive il Kristof – questo vero e proprio emporio di ragazze e donne, minorenni o costrette a prostituirsi, è a sua volta di proprietà di un’equivoca compagnia con il nome di Village Voice Media.

Fino a ieri non era chiaro chi fossero i veri proprietari. Abbiamo risolto il mistero. E’ emerso che i veri proprietari includono enti finanziari, tra i quali figura la Goldman Sachs con una quota del 16%.”. Il giornalista riferisce dell’imbarazzo della Goldman quando è stata interpellata in merito e del “ritmo frenetico” con cui si è immediatamente disfatta della sua partecipazione azionaria. “Non abbiamo avuto alcuna influenza sulla condotta di questa compagnia” – è stato il commento di Andrea Raphael, portavoce della Goldman: il che può anche voler dire che il gigante della finanza americana e mondiale sapeva e non ha fatto nulla per cambiare o modificare la natura delle transazioni sul traffico sessuale della Village Voice Media.

A dir poco disdicevole pensare che Mario Monti, principale consulente della Goldman Sachs per l’Europa, fosse a conoscenza del suo sia pur marginale coinvolgimento nella prostituzione minorile in terra d’America e negli altri continenti del pianeta.

Lucio Manisco
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