Pomicino: “Ho sempre pensato che Tangentopoli fosse pilotata dalla Cia”

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14 sett – Su “La Stampa” nei giorni scorsi è apparsa una sorta di stranissima inchiesta a puntate sulla stagione di Mani Pulite: un’intervista all’ex ministro socialista Rino Formica (31 agosto), intitolata “Usa, che errore puntare tutto su Berlusconi, Fini e D’Alema”; un’intervista all’ex ministro socialista Gianni De Michelis (1 settembre), dal titolo “La Seconda Repubblica figlia di diplomatici e Fbi”; un’intervista all’ex ministro democristiano Cirino Pomicino (2 settembre), dal titolo “Ho sempre pensato che Tangentopoli fosse pilotata dalla Cia”. Tutti potentissimi politici dell’ancien régime travolti dalla famosa inchiesta giudiziaria iniziata nel 1992. Interviste rilasciate ai giornalisti della “Stampa” a seguito di quella in qualche misura clamorosa rilasciata prima di morire dall’ex ambasciatore americano in Italia Reginald Bartholomew alla medesima testata, intitolata: “Così intervenni per spezzare il legame tra Usa e Mani pulite”.

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Ovvero “La Stampa”, curiosamente, fa in qualche modo quello che la sinistra non ha mai fatto, o perché non osava o perché non capiva, così come la Reginald Bartholomiewdestra. Cioè una specie di debunking del mito di Mani Pulite. Un mito fondativo per la cosiddetta Seconda Repubblica e per la sinistra. Diciamo “in qualche modo” perché “La Stampa” sa benissimo che Formica, Pomicino e De Michelis, e a maggior ragione Bartholomew, dicono solo una parte di quel che sanno e di quel che pensano. Infatti il quadro che ne esce è quello di una congiura dei Borgia, tutta giocata all’interno di una corte composta da vecchi servitori e da nuovi domestici degli Usa che pretendono con insistenza di prendere il posto degli anziani inservienti. I vecchi servitori della Prima Repubblica si sentono traditi e si tolgono qualche sassolino, vent’anni dopo, dicendo cose ormai note (se si cerca ad esempio su Google “panfilo britannia draghi” si ottengono più di 25.000 risultati).

Affermano che la magistratura all’inizio viene utilizzata dagli Usa come testa d’ariete contro la Prima Repubblica, ma poi si cerca di calmarla. Perché? Sembra dalle interviste che negli Stati Uniti si siano spaventati dallo scollamento che l’azione di Mani Pulite avrebbe prodotto a livello politico e sociale. E come dargli torto? Puntano dapprima su D’Alema e l’ex Pci (come sappiamo, grazie al lavoro di tessitura diplomatica con i centri di potere statunitensi iniziato alla fine degli anni Settanta da Napolitano), ma poi probabilmente (non è così che la racconta l’ex ambasciatore, ma è più verosimile dei suoi generici richiami alla legalità) si rendono conto che l’elettorato che ha dato la maggioranza a Psi e Dc non si farà incantare. Allora puntano anche sull’asse di riserva Berlusconi-Fini. E hanno fatto bene, perché quell’elettorato, un po’ rimestato, darà la maggioranza a Berlusconi, lasciando di sasso noi rinstupiditi di sinistra, manipolati dalla Giorgio Napolitanoretorica moralistica e giustizialistica. Quarantacinque anni di sovranità limitata non ci avevano insegnato un bel niente!

L’impero, come è ovvio, non punta su un solo cavallo. Non sarebbe un impero altrimenti, ma un avventuriero muscoloso che cerca un colpo gobbo. Poi nel 2003 il rapporto con Berlusconi sembra deteriorarsi a causa della politica internazionale (accordi con Putin e Gheddafi). Ma anche questo deterioramento non è assoluto. Sicuramente i gruppi d’interesse che fanno capo ai Repubblicani e quelli che fanno capo ai Democratici non la pensano nella stessa maniera. E, a confondere ancora di più le cose, anche all’interno dei due schieramenti statunitensi la visione non è di sicuro unanime. Si naviga a vista fino ad un esito che è la somma di molte forze che vanno in direzioni diverse. Un esito che non è stabile. Sembra sì il prodotto di una strategia, ma in realtà è il momentaneo punto di approdo di molte strategie intermedie a volte in conflitto a volte alleate.

Ovviamente ci sono grandi direttrici, ma sono direttrici generali, di massima, e ognuno cerca di portare acqua al proprio mulino approfittando dello stato di caos, che aumenta nei momenti di crisi sistemica, prodotto dalle loro implementazioni. Anche qui da noi in Italia. Berlusconi non avrebbe fatto nessuna mossa verso Putin e Gheddafi se non avesse avuto l’assenso di ambienti statunitensi che contano. Ma gli ambienti contano in un periodo e possono contare di meno in un altro. La crisi si approfondisce, Berlusconi e Putinle strategie intermedie devono cambiare, quel che andava bene il giorno prima può non andar più bene il giorno dopo.

Queste cose ormai sono note e fanno parte del bagaglio del moderno pensiero politico critico, che ovviamente non tange chi si ostina a venerare i miti e a considerare dementi o provocatori chi si è sottratto o cerca di sottrarsi alla manipolazione mediatica politically correct (che va dalla sedicente lotta per la legalità alla sedicente guerra mondiale per esportare la democrazia). Quel che ancora è difficile capire è perché “La Stampa” stia conducendo questa campagna, ora. Lasciamo perdere l’amore per la verità. Questo può risiedere soggettivamente nel cuore del singolo giornalista, ma non nel sistema di potere a cui è legata la testata in oggetto, direttamente o attraverso una rete di relazioni. Al contrario, dobbiamo chiederci: che tipo di manipolazione mediatica ha in mente? Quali sono i suoi obiettivi? Non è facile rispondere.

Sembra quasi una strategia di sputtanamento di tutti i partiti politici oggi rappresentati in Parlamento e dei loro leader: chi perché è accusato di essere stato un utile idiota della Cia e dell’Fbi (i Ds), chi perché è accusato di essere stato la ruota di scorta di quel golpe bianco (Pdl) e infine chi perché è accusato di essere stato uno strumento diretto della “manina d’oltreoceano” (Idv) – la Lega (chi è colpa del suo mal …) è già stata messa fuori causa; ancora una volta a tempo debito, ancora una volta dalla magistratura. Che questi partiti siano oggi sputtanati perché tradirono la nazione per servire gli Usa non è un problema. Tanto domani il prossimo Umberto Bossitradimento sarà consumato sventolando la sovranità europea e il salvataggio dell’euro; e nuove narrazioni sostituiranno quelle vecchie.

La nostra ipotesi, basata su quel poco che sappiamo, è quindi che se con Mani Pulite si era condotta una manovra contro la Prima Repubblica, oggi se ne sta conducendo una contro la cosiddetta Seconda Repubblica, perché in realtà era solo la Repubblica Una e Mezzo. La Seconda Repubblica vera ha emesso il primo vagito col golpe bianco Monti-Napolitano che però ora bisogna perfezionare perché i partiti della maggioranza – residuati della Repubblica Una e Mezza, per l’appunto – sono tutti inaffidabili. Non perché non siano dei fedeli servitori, ma perché sono servitori inabili, fanno cadere i servizi di porcellana, a volte rubano l’argenteria e i posacenere, capiscono male gli ordini, litigano tra di loro facendo troppo rumore e disturbando il padrone di casa; e ogni tanto qualcuno pensa persino di poter fare di testa propria. Su chi sta allora pensando di puntare oggi la manina d’oltreoceano, coadiuvata dagli interessi nostrani ad essa maggiormente legati? La crisi si sta acuendo. La strategia va cambiata. E noi siamo come al solito indietro, non riusciamo mai ad anticipare le mosse. Male. Riuscissimo almeno a capire.

(“Debunking Mani Pulite, by La Stampa”, riflessione firmata da “Piotr” e pubblicata su “Megachip” il 6 settembre 2012).

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