Scoop su l’Espresso, boss Graviano intercettato: “Vogliono che incastri Berlusconi, devo dire che è amico mio”

6 luglio – Giuseppe Graviano è uomo d’onore: Cosa Nostra. E dunque, come per tutti gli uomini d’onore, le sue parole vanno prese con le pinze. Queste, però, non sono semplici dichiarazioni: registrazioni effettuate nella sala colloqui del carcere (penitenziario di Opera), mentre il boss, siamo nell’anno 2010, parla con il figlio.

E Giuseppe Graviano, padrino palermitano, stratega dell’attacco allo Stato e degli attentati del 1993, dice due cose. Prima cosa: vogliono che accusi Silvio Berlusconi. Per la precisione: “Mi hanno fatto tutti questi soprusi perché vogliono che accuso…, che dico che Berlusconi è amico mio, che Berlusconi è quello che ha fatto fare le stragi, che il 20 per cento di quello che ha Berlusconi è mio, cioè una parte del Milan, Mondadori, Mediaset

Seconda cosa: l’obiettivo di Cosa nostra durante le trattative con lo Stato non era il “carcere duro”, cioè il regime speciale, il 41 bis, l’isolamento e l’impossibilità di dirigere le cosche dall’interno di una cella. Erano le “carceri dure”, cioè l’Asinara e Pianosa, i due penitenziari che agli inizia degli anni Novanta ospitavano la maggior parte degli affiliati alla mafia, boss e gregari, colletti bianchi e killer. E l’Asinara e Pianosa, come la mafia voleva, furono realmente chiuse. Non nel 1993. Qualche anno più tardi, nel 1998. All’epoca presidente del Consiglio era Romano Prodi. Ministro dell’Interno: Giorgio Napolitano. Ministro di Grazia e Giustizia: Giovanni Maria Flick.

Lo scrive, nel numero in edicola oggi, non un giornale filoberlusconiano ma l’Espresso, una bibbia in materia antiberlusconiana.

libero quotidiano
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