Neonati abbandonati a causa della povertà: nell’Ue in crisi torna la ‘ruota dei trovatelli’

26 giu – A Berlino un cartello la indica come “Babywiege”, “culla per il bambino”. Secondo le istruzioni, aprendo un piccolo sportello in ferro ci si trova davanti a un ambiente riscaldato che offre delle coperte per avvolgere il neonato e un numero di telefono da chiamare in caso di ripensamento.

Le “baby box”, le ruote dei trovatelli, la pratica risalente al Medioevo con la quale venivano abbandonati i figli indesiderati, esistono ancora nei Paesi del centro Europa, che adottano sistemi innovativi per tutelare i piccoli e le loro madri. Si tratta di donne spesso vittime della crisi economica, che attraverso una procedura che garantisce l’anonimato, affidano i figli a una struttura sanitaria che, in un secondo momento, provvederà a trovare loro una nuova famiglia adottiva.

Un servizio della Bbc illustra la geografia delle moderne baby box, presenti soprattutto negli Stati baltici e nell’Europa centro-orientale, dalla Germania alla Romania. In alcuni Paesi, la legge incoraggia questo metodo, come nel caso dell’Ungheria, dove lasciare un bambino nella baby box è equiparato al consenso giuridico all’adozione, escludendo il reato di abbandono. Non mancano, tuttavia, le critiche.

Le Nazioni Unite, innanzitutto, si schierano contro la crescente pratica delle baby box ritenuta, in un rapporto riservato, una violazione dei diritti del bambino e del suo diritto a sapere chi siano i suoi genitori. Anche molti degli psicologi stigmatizzano il ricorso alle nuove ‘ruote dei trovatelli’, che invierebbero alle donne il messaggio, sbagliato, che è possibile abbandonare senza troppi problemi un figlio indesiderato. I dati, tuttavia, indicano anche un’alta percentuale di ‘ripensamenti’: negli ultimi dieci anni, ad Amburgo, su 42 neonati abbondanati all’interno di una ‘babywiege’, 14 sono tornati tra le braccia delle loro madri naturali, che avevano contattato le strutture per ricongingersi con i loro figli.

 Anche in Italia, a Roma, dal settembre del 2006 è ”attiva” una ”Ruota degli innocenti”. Ma dalla sua istituzione un solo bambino, nel febbraio del 2007, vi è stato abbandonato. Il servizio è attivo presso il Policlinico Casilino, ideato e supervisionato da Piermichele Paolillo, direttore dell’Unità operativa di Neonatologia. ”La ‘ruota’ – racconta Paolillo all’Adnkronos – è stata attivata nel 2006 e, ad oggi, ha accolto un solo bambino.
Una volta attivata è stata messa in campo una forte campagna mediatica che, al di là dell’iniziativa in sé ha permesso di divulgare e spiegare che in Italia c’è una legge all’avanguardia che consente di partorire in assoluto anonimato, permettendo così al bimbo di essere dichiarato adottabile e avere, quindi, una nuova famiglia in breve tempo e alla madre di partorire in completa sicurezza o, di essre aiutata eventualmente a tenere il piccolo”.

 L’idea del Casilino, ricorda il primario è stata ripresa in diverse città, a Varese, Milano, Firenze ”ma – sottolinea – mi risulta che siano, per fortuna, rimaste tutte culle vuote”. adnk

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