Latte di cammella: l’Europa ha detto si’, mercato mondiale da 10 miliardi di dollari

19 marzo – Latte di cammello, l’Europa ha detto si’: campioni di latte dei quadrupedi del deserto emiratini sono risultati idonei all’esportazione nei mercati europei, un risultato essenziale che spiana la strada ad un’approvazione a 360 gradi del potenziale rapporto Ue-Emirati Arabi Uniti (Eau) in materia.

Sebbene il latte di cammello sia stato promosso come alimento ”sicuro” dai laboratori europei, l’avvio delle esportazioni e’ ancora soggetto ad un altro benestare: quello che certifica l’idoneita’ del sistema sanitario negli allevamenti. L’ispezione dei tecnici della Commissione europea, nel gennaio dello scorso anno, ha bocciato le condizioni sanitarie degli allevamenti e offerto linea guida per rientrare nei parametri richiesti. La prossima verifica non verra’ attuata fino al prossimo anno, ma i laboratori emiratini lavorano gia’ a pieno ritmo per soddisfare gli standard Ue.

Il mercato europeo rappresenta un enorme potenziale per il latte di cammello, soprannominato nei Paesi arabi ”l’oro bianco del deserto” e per tutti i suoi derivati. Non solo i piu’ diretti yogurt e formaggi. Ma anche i piu’ sosfisticati prodotti dolciari ed alimentari: milk shake, cappuccini e costose linee di cioccolato. Il potenziale al di fuori della regione, in Europa e nel mondo, e’ altissimo. La Fao ha stimato il volume del mercato mondiale del latte di cammello a 10 miliardi di dollari. […]

un gruppo di ricercatori emiratini ha recentemente annunciato la creazione di un farmaco per il trattamento dei tumori ricavato da una combinazione di sostanze di latte e urina mentre le proprieta’ cosmetiche dell’ ”oro bianco” sono un antichissimo segreto delle signore del Golfo.

Una volta aperti i mercati europei, sostengono alcuni allevatori, non e’ escluso che gli attuali cammelli emiratini, principalmente allevati per le corse e non per la produzione alimentare, non siano piu’ sufficienti a soddisfare la richiesta (stimata a dieci volte tanto l’attuale) e si debba ricorrere all’importazione di quadrupedi da altri Paesi della regione per esponenziare la riproduzione degli esemplari. (ANSAmed).

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